Amundi: portafogli difensivi nel breve, azioni di qualità per il medio periodo

Il contesto è certamente di grandi sfide. Nel breve periodo la risposta è puntare su portafogli diversificati, con meno equity e più titoli di Stato che ormai offrono rendimenti più interessanti. Ma un asset manager non deve mai perdere la visione di lungo periodo. È bene, quindi, restare fiduciosi e concentrati sui macro trend strategici e globali dell’industria: invecchiamento della popolazione, aumento della classe media in Asia e India, maxi-depositi bancari che andranno investiti. Ma con cautela e con i tempi giusti. I rischi, in generale, continueranno a essere numerosi, dalle tensioni geopolitiche all’inflazione elevata. Le differenze tra regioni si intensificheranno mentre proseguirà il braccio di ferro tra le politiche monetarie e quelle fiscali. Bisogna continuare a investire nei temi Esg di lungo periodo come la transizione energetica, il net zero e l’autonomia strategica. È questa la sintesi contenuta nell’outlook globale per gli investimenti per il 2023 di Amundi che è stato presentato nel corso di una conferenza stampa a Milano con la presenza di Matteo Germano (nella foto a destra) , deputy group cio  e Monica Defend (nella foto a sinistra), head of Amundi Institute.

Ha detto la Defend: “Il prossimo anno gli investitori dovranno affrontare sfide impegnative: un rallentamento della crescita globale, lo shock energetico in Europa, l’inflazione persistente e i rischi di recessione negli Stati Uniti e in Europa. Gli investitori dovrebbero adottare un atteggiamento difensivo in vista del 2023, ma essere pronti a cogliere le opportunità offerte da obbligazioni e azioni quando i venti contrari si attenueranno nella seconda metà dell’anno. Oltre all’inflazione, la geopolitica rimane un fattore cruciale per la definizione delle tendenze macroeconomiche nei prossimi trimestri”.

Come ovvio, dopo anni così difficili, gli investitori continuano a essere nervosi. Ma le prospettive potrebbero migliorare con l’avvicinarsi di una svolta nella politica monetaria della Fed e con valutazioni di mercato più interessanti. Amundi si aspetta che il prossimo anno la crescita globale rallenti al 2,2%, rispetto al 3,4% del 2022, con diversi paesi sviluppati ed emergenti che si troveranno ad affrontare una stagnazione economica. In Europa lo shock energetico, aggravato dalle pressioni inflazionistiche legate alle conseguenze della crisi del Covid, resta il principale freno per la crescita. La conseguente crisi del costo della vita trascinerà l’Europa in recessione nei prossimi mesi, prima di passare a una lenta ripresa. Ma ciò non significa che l’inflazione diminuirà. Negli Stati Uniti, l’aggressiva stretta monetaria della Fed ha aumentato il rischio di recessione nel secondo semestre, senza però riuscire a ridurre l’inflazione. Secondo l’asset manager francese questo contesto di bassa crescita-elevata inflazione si diffonderà nei mercati emergenti, ad eccezione della Cina. Amundi ha ridotto le previsioni sul Pil cinese al 4,5% dal 5,2%. Si tratta di un risultato notevolmente migliore rispetto ai deboli livelli di crescita della Cina nel 2022 (3,2%) e si basa sulla speranza di una stabilizzazione del mercato immobiliare e di una graduale riapertura dell’economia. Ha continuato l’esperta: “L’inflazione rimarrà ostinatamente elevata per la maggior parte del 2023. Le banche centrali continueranno la loro politica del whatever it takes per evitare una crisi simile a quella degli anni ‘70. L’inasprimento delle politiche monetarie proseguirà ma a un ritmo più lento rispetto al 2022. Il tono più accomodante contenuto nelle ultime comunicazioni della Banca Centrale Europea e della Banca d’Inghilterra suggerisce una stretta meno aggressiva in futuro. Per quanto riguarda il Giappone, ci aspettiamo che il rafforzamento del dollaro finirà per costringere la banca centrale ad avviare una stretta monetaria. Il livello del tasso terminale della Fed sarà critico, aumentando le probabilità di una recessione negli Stati Uniti se si avvicinerà al 6%”.

Quali implicazioni, allora, per gli investimenti? “Data la decelerazione della crescita globale e il calo degli utili attesi nella prima metà del 2023, gli investitori dovrebbero mantenere un approccio difensivo, privilegiando l’oro e il credito investment grade. Dovrebbero tuttavia essere pronti ad adeguare il portafoglio nel corso dell’anno per sfruttare le opportunità di mercato che si presenteranno, man mano che le valutazioni diventeranno più interessanti. I venti contrari dovrebbero attenuarsi nel secondo semestre del 2023, favorendo un miglioramento del ciclo economico e un aumento graduale di asset rischiosi nei portafogli”, ha spiegato Matteo Germano. Che ha aggiunto: “il 2023 sarà ancora un anno complesso, con rischi economici, geopolitici e finanziari. Parte però su basi più solide in termini di valutazioni. Le obbligazioni sono nuovamente attraenti come fonte di reddito e di diversificazione per i portafogli bilanciati. Mai come quest’anno bisognerà essere in grado di modificare l’asset allocation, negli snodi critici come il cambio di rotta della Fed, che potrebbe riportare fiducia anche sugli asset più rischiosi”. Quanto alle obbligazioni societarie, il focus di Amundi è su quelle di alta qualità, prestando però attenzione al mercato valutario in un mondo di politiche divergenti, nonché ai rischi di liquidità e alla leva finanziaria delle imprese. Poiché le obbligazioni riacquisteranno la loro funzione di diversificazione dopo l’impennata dei rendimenti nel 2022, e considerati i rischi di recessione che si profilano per il prossimo anno, si prospetta un ritorno dell’allocazione di portafoglio 60-40.

Ha poi detto Germano: “le azioni dovrebbero offrire buone opportunità nei prossimi mesi quando si saranno riprezzate, con una preferenza per gli Stati Uniti e un orientamento ai segmenti di qualità, value e ad alto dividendo. Gli investitori dovrebbero aumentare gradualmente l’esposizione alle azioni europee e cinesi, cicliche e fortemente value. Il perdurare dell’inflazione implica una maggiore allocazione negli asset reali che resistono a questa dinamica, come le infrastrutture. Inoltre, vero è che il debito privato ha iniziato a riprezzarsi. Ma gode comunque di fondamentali solidi nella maggior parte dei casi; il settore immobiliare può rappresentare un valido strumento di diversificazione”. Infine, secondo l’asset manager, nel 2023 si accentueranno le differenze tra i mercati emergenti. I paesi con prospettive monetarie e di inflazione più favorevoli, come quelli dell’America Latina e dell’Emea, sono interessanti. Un cambio di rotta nella politica monetaria della Fed più avanti nell’anno dovrebbe rendere più attraenti le loro azioni.

E i temi Esg di lungo periodo? Ha concluso l’esperto: “continueranno a beneficiare delle conseguenze della crisi del Covid-19 e della guerra in Ucraina. Gli investitori dovrebbero esporsi alla transizione energetica e alla sicurezza alimentare, nonché alle tendenze di rilocalizzazione (reshoring) provocate dalla situazione geopolitica”. I temi sociali, in altre parole, torneranno al centro dell’attenzione, poiché il deterioramento del mercato del lavoro e l’inflazione richiedono una maggiore attenzione.

 

 

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