Consulenti, una scelta indispensabile

Recentemente il Censis ha presentato il 56° rapporto sulla situazione sociale del Paese presso il Cnel (2/dic/2022) da  cui emerge un Paese toccato da vulnerabilità e insicurezza. È “la malinconia” a definire oggi il carattere degli italiani, il sentimento proprio del nichilismo dei nostri tempi, corrispondente alla coscienza della fine del dominio onnipotente dell’«io» sugli eventi e sul mondo e dalla certezza e dal timore di doversi misurare con eventi quali la pandemia, la guerra, la crisi economica e quella energetica.
In questo scenario fra le tante declinazioni sociali ed economiche esaminate dall’Istituto emerge come le opportunità di lavoro siano inadeguate, come il mito del posto fisso e il lavoro stesso abbia perso la sua leva identitaria. La retribuzione spesso non è all’altezza delle aspettative e, nonostante i giovani siano molto preparati, spesso laurea con max dei voto ed anche più master, si vedono proporre un tirocinio gratuito e stipendi da 800 euro mensili. L’Italia, infatti, e l’unico Paese dell’OCSE con economia avanzata che ha registrato una riduzione del valore della retribuzione negli ultimi 30 anni. Attualmente si guadagna il 30% in meno del 1990. In Germania il 30% in più. E questo induce molti giovani a lasciare il Paese.
Siamo inoltre i primi nella classifica Neet con giovani sotto i 30 anni che non studiano e non lavorano e gli ultimi per occupazione femminile. Un quadro soltanto per questi dati piuttosto complesso della società italiana.
Un aspetto interessante è dato da una propensione degli italiani agli “investimenti green” su cui il rapporto fa interessanti osservazioni.
Il 57,4% dei risparmiatori italiani considera positivamente l’idea di investire in prodotti finanziari e in imprese sostenibili. Maggiormente convinti sono i residenti nel Nord-Ovest (61,7%), i laureati (67,9%) e le persone con redditi alti (76,6%). Si tratta di un’apertura che candida gli investimenti green a occupare un posto rilevante nella competizione per attrarre risorse da riallocare.
L’89,8% dei risparmiatori vorrebbe però che ci fossero istituzioni o enti certificatori terzi per garantire che gli investimenti green siano effettivamente conformi agli obiettivi e ai criteri annunciati dai proponenti. Sarebbe una soluzione che consentirebbe di concretizzare le intenzioni dichiarate dai risparmiatori sugli investimenti green, perché permetterebbe di superare la persistente confusione e di fugare ogni diffidenza. Resta infatti irrisolta la questione della definizione univoca di che cosa sia da intendere per “investimento green,” e c’è il timore per possibili operazioni di greenwashing. Per questo gli italiani reputano essenziale l’istituzione di intermediari di riconosciuta terzietà che garantiscano che quello che viene dichiarato green lo sia effettivamente. Ad oggi gli sforzi delle istituzioni europee per pervenire a una uniformità tassonomica e concettuale non sono stati risolutivi.
Il 57,5% dei risparmiatori italiani ritiene “indispensabile” l’assistenza di un consulente finanziario nella scelta degli investimenti da indirizzare su imprese, settori, progetti sostenibili. Convinti di avere bisogno di una consulenza fidata e di competente certe per orientarsi in tempi di forte incertezza, lo sono ancora di più quando si parla di investimenti green.

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