Mercati, obbligazioni: le nuove emissioni sotto la lente

Ultima vera settimana operativa dell’anno, densa di appuntamenti macro e delle riunioni finali delle banche centrali. Pertanto massima attenzione a partire dagli Usa, dove si sono conclusi i due giorni di politica monetaria della Fed.

Il mercato si aspettava un rialzo dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale soprattutto dopo i dati sull’inflazione, il cui aumento a novembre è risultato modesto e sotto le attese, anche a livello “core”. Questo ha alimentato le aspettative di un rallentamento nel ritmo della stretta, contro prospettive molto più forti di qualche settimana fa. Alla fine la Fed ha optato per un rialzo dei tassi da 50 punti base a 4,25%-4,50%, assolutamente in linea con le attese degli investitori, prevedendo però altri ritocchi verso l’alto nel 2023, anche se l’economia si dirige verso una possibile recessione.

Durante la conferenza stampa, Powell ha detto che la rapidità dei rialzi dei tassi diventa ora meno importante aggiungendo però che è ancora presto per dire se l’inflazione abbia raggiunto il picco, nonostante i recenti dati lo potessero lasciar supporre. La proiezione dell’istituto Usa di tassi tra il 5,00% e 5,25% nel 2023 si posiziona leggermente sopra le attese del mercato, che si ferma ora sotto il 5%. Subito dopo la pubblicazione del comunicato dell’istituto centrale Usa, i Treasuries si sono mostrati poco mossi, con i rendimenti che invece hanno ampliato il calo durante gli scambi asiatici mentre le Borse asiatiche sono risultate deboli in scia a Wall street.

Con il fine settimana entra in campo anche la Bce da cui il mercato si aspetta un aumento da 50 punti base ma soprattutto i dettagli sul programma QT, e su come intenda ridurre i circa 5mila miliardi di euro di bond in bilancio. A differenza della Bank of England e della Fed che hanno avviato il QT rispettivamente a febbraio e giugno, la Bce potrebbe iniziare semplicemente con lo stop ai reinvestimenti dei titoli in scadenza in ambito Pepp. I falchi del board hanno chiesto di agire con rapidità, ma le condizioni di mercato suggeriscono di procedere con prudenza, con il rischio recessione sempre costante.

Il fulcro rimane sempre il combattimento dell’inflazione che dovrebbe restare oltre il target del 2% stabilito dalla Bce per almeno un paio d’anni; alcuni analisti ipotizzano anche che questo livello target possa essere rialzato dalla Bce alla soglia del 3%, ma per ora è solo una supposizione.

Anche la Bank of England è in lotta con l’inflazione che dopo aver toccato il massimo da 40 anni, è finalmente risultata in calo, più delle attese, nei dati di novembre; è stato confermato alla fine quanto atteso, con un altro rialzo di 0,5%.

I nuovi collocamenti governitivi sotto la lente

Molto leggera l’offerta di titoli in attesa di ripartire con le emissione del 2023, per i nostri titoli di Stato è stata archiviata l’ultima asta dell’anno, in cui il Tesoro ha assegnato i sette miliardi offerti in Btp a tre e sette anni con tassi ai minimi da settembre; per l’asta di Buoni Ordinari del Tesoro a 12 mesi (codice Isin IT0005523854) per l’importo di sei miliardi di euro con scadenza il 14 dicembre 2023 i risultati hanno confermato le previsioni della vigilia, con il prezzo di aggiudicazione in salita a 97,365 dai 97,345 centesimi di novembre; rendimento lordo in lieve calo dal 2,69% al 2,669%.

Rendimento al 3,85% per il decennale benchmark Btp e 190 punti base per lo spread sul Bund, lasciando sempre sopra di noi la Grecia e Cipro, entrambre al 3,92%. Per i riferimenti benchmark EU il tasso rimane in area 2,5%.

La Germania ha reso poi nota l’intenzione di emettere nel 2023 la cifra record di 500 miliardi per finanziare le spese per la crisi energetica e il Covid.

L’Austria ha fatto sapere invece che manterrà sostanzialmente invariate le emissioni di governativi nel 2023 con l’intenzione di potenziare quelle verdi“.

Il Governo italiano starebbe studiando l’ipotesi di un BTP “speciale. Esso sarebbe una sorta di via di mezzo tra BTP Italia e BTP Futura con una parte di PIR e sarebbe rivolto ai soli cittadini residenti in Italia. Questo titolo avrebbe una durata di cinque o dieci anni. I sottoscrittori che lo mantenessero in portafoglio dall’inizio alla scadenza, beneficerebbero di un maxi-sconto fiscale e non pagherebbero le imposte sui rendimenti ricevuti. Inoltre, potrebbero assoggettare i titoli alle detrazioni IRPEF per il 30% del loro valore e fino a un massimo di 30mila euro.

L’Egitto ha in programma l’emissione del suo primo Social bond per un controvalore di 500 milioni di dollari, nella prima metà del 2023. Si tratta di una grossa novità per l’economia nordafricana. Questo tipo di obbligazioni prevede, infatti, che i proventi siano utilizzati per il finanziamento di progetti con finalità ambientali o sociali. Nel settembre del 2021, Il Cairo emise un green bond da 3 miliardi di dollari; nel marzo scorso, poi, è stata la volta di un Samurai bond dal controvalore di 500 milioni di dollari.

Le nuove emissioni corporate sotto la lente

Sul fronte corporate l’attività di primario è oramai in vacanza natalizia, tra le poche cose uscite, un covered della Societè Generale per 500 milioni con scadenza 2034 a tasso variabile euribor tre mesi+49. Prima cedola al 2,552%, prezzo d’emissione a 100 e tripla A di rating; taglio minimo da 100mila euro con multipli di 100mila e Isin FR001400EPK8.

Stessa struttura covered, ossia con garanzie e privilegi di base sul rimborso, che permettono di avere un rating massimo, anche per la tedesca Deutsche Bank, che ha emesso un miliardo con scadenza 2027 a tasso variabile euribor +55. Taglio minimo 100mila euro con multipli di 100mila, con Isin DE000A30VS64 e prezzo d’emissione a 100 che si è ben comportato in grey market.

Tra gli high yeld c’è stata l’emissione della principale banca di Malta, la Bank of Valletta, che ha emesso a inizio mese un bond senior non preferred, da 350 milioni con scadenza nel 2027 e possibile call dal 2026, con una cedola del 10%. Il titolo gode di un rating Fitch a BBB-, essendo la principale banca del Paese con una partecipazione pubblica del 25%, mentre oltre il 10% è in mano a Unicredit, dopo averlo “ereditato” oltre 15 anni fa dall’acquisizione del Banco di Sicilia. Isin del titolo XS2539425095, con prezzo d’emissione a 100 che ormai in secondario è salito oltre quota 102.

La società aerospaziale Leonardo ha annunciato per il 15 dicembre il rimborso anticipato di due obbligazioni: il bond con scadenza 15 luglio 2039 e cedola 7,375% (Isin USU58200AB97) ed il bond con scadenza 15 gennaio 2040 e cedola 6,25% (Isin USU58190AA41). Entrambe le obbligazioni sono denominate in dollari ed è probabile che possano essere sostituite sul mercato prossimamente attraverso l’emissione di nuovi titoli.

A cura di Carlo Aloisio, senior broker

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