Asset allocation: ecco come muoversi nel 2023 secondo la survey di Bank of America

Con tutta probabilità il 2023, salvo imprevisti, sarà un anno migliore del 2022 per i mercati finanziari. Il quadro macroeconomico del 2023, è tutto sommato migliore di quanto il mercato si aspettava solo fino a poche settimane fa. E questo nonostante la crescita globale sia prevista rallentare al 2,2% nel 2023 (3,4% del 2022): la crescita dei Paesi sviluppati dovrebbe scendere dal 2,6% allo 0,3%, mentre quella degli EM dal 4% al 3,5%. Comunque una buona notizia per le azioni, ma forse ancora migliore per le obbligazioni governative. A dirlo sono i grandi gestori dei fondi, coinvolti nella survey mensile di Bank of America.

Ma i mercati finanziari, nel bene e nel male, tendono ad anticipare le tendenze economiche. Ecco quindi che cosa si aspettano i più grossi gestori di fondi. La stragrande maggioranza (80%) prevede una recessione in Europa nei prossimi dodici mesi, in calo però rispetto al 95% di ottobre, mentre il 68% prevede una recessione globale (anche qui in calo rispetto al 77% di novembre). Anche negli USA, dove è previsto che a causa della forte stretta monetaria i tassi FED raggiungano il 5% nel secondo trimestre dell’anno, la maggioranza degli investitori vede una recessione nel 2023.

Quando si toccherà il punto più basso?

Il 46% si aspetta che il ciclo macro abbia una flessione nel secondo trimestre, mentre il 30% si aspetta che la flessione avvenga nel terzo trimestre.

Il 64% degli investitori ritiene inoltre che la distruzione della domanda aggregata sarà il tema macro dominante nei prossimi mesi. L’inflazione invece, con ogni probabilità, rallenterà di molto la sua corsa, grazie ad un effetto statistico (il confronto è infatti con i dati crescenti del 2022), alla distensione delle catene di approvvigionamento nonché, in Europa, al controllo del prezzo del gas. E’ infatti del 90% la percentuale dei gestori che si aspetta una riduzione dei prezzi nel corso del 2023.

Su quali assets class conviene puntare?

Il 27% ritiene che l’asset su cui puntare siano i titoli di Stato, seguiti da azioni (25%), obbligazioni societarie (24%), materie prime (12%), liquidità (6%), criptovalute (4%). Secondo i gestori saranno i bond governativi ad avere la performance migliore. Potrebbe quindi non essere un caso il fatto che i titoli di stato a dicembre risultino mediamente sovrappesati nei principali portafogli (non succedeva dal 2009).

Secondo la survey di BofA, gli investitori sono invece ribassisti sull’azionario Europeo nel breve termine: l’88% prevede un ribasso degli EPS e il 26% ritiene che le azioni europee siano sopravalutate (percentuale più alta dal marzo 2020). Il 72% ritiene che il rally azionario in Europa si sia già consumato.

La scelta migliore sotto il profilo rischio/rendimento potrebbe quindi essere quella di un portafoglio difensivo, privilegiando l’oro e il credito investment grade, rimanendo comunque pronti ad aggiustamenti nel corso dell’anno,

Diverso invece il giudizio nel medio termine, dove il 42% è ottimista, prevedendo un rialzo del 5% nei prossimi dodici mesi (la lettura più alta da marzo). Se guardiamo ai settori, vediamo che il 36% dei gestori si aspetta comunque che i ciclici sottoperformino i difensivi, mentre il 74% prevede che l’alta qualità superi la bassa qualità. Il settore assicurativo e quello farmaceutico rimangono i settori preferiti. In calo invece energia e banche.

 

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