Mercati, obbligazioni: le nuove emissioni sotto la lente

Il grosso dell’operatività del 2022 è ormai alle spalle, non sono certo mancati spunti su tutti i settori dalle materie prime alle obbligazioni, ai cambi e ai listini azionari. Specificatamente abbiamo visto un forte rialzo dell’inflazione, dei rendimenti, delle materie prime e del dollaro, i listini azionari finiscono in negativo e sono riusciti tutto sommato a contenere le perdite in una situazione difficilmente prevedibile, soprattutto per quanto successo lo scorso 24 febbraio ai confini dell’Eurozona.

Passiamo quindi da una situazione di tassi negativi nella maggior parte dei Paesi dell’Eurozona a inizio anno, a rendimenti che oggi vedono sulla curva decennale per tre Paesi sopra il 4%: Italia, Grecia e Cipro, molti sopra il 3%, nessuno sotto il 2% ed una media dei titoli EU al 3%. La corsa al rialzo è partita dagli Usa che oggi vedono rendimenti sui Treasury al 3,6% e la Gran Bretagna, piena di turbolenze politiche interne, che chiude mediamente sui livelli americani.

Si guarda pertanto agli ultimi dati dell’anno per iniziare a interpretare il trend iniziale del 2023, che resterà inizialmente incerto, almeno fino a quando il conflitto russo-ucraino non troverà una tregua. Gli ultimi dati riguardano la lettura finale del Pil degli Stati uniti nel terzo trimestre. Le attese sono per una conferma del +2,9% della stima di fine novembre. Sempre dagli Usa, lo spaccato settimanale sulle richieste dei sussidi di disoccupazione che dovrebbero salire leggermente a 222.000 rispetto alla precedente rilevazione per 211.000. Sul fronte macro, da segnalare la lettura di dicembre della fiducia dei consumatori Usa che ha visto un rimbalzo – a 108,3 da 101,4 di novembre, contro attese per 101,0, mentre le aspettative per l’inflazione sui 12 mesi sono scese al 6,7%, minimo da settembre 2021, rispetto al 7,1% del mese precedente.

Le nuove emissioni governative sotto la lente

Per la parte operativa nel settore governativo-sovranazionale, la Commissione europea ha comunicato ieri che nel primo semestre del 2023 vi saranno emissioni di Eurobond per un valore fino a 80 miliardi di euro. Ma la parte più importante dell’annuncio è un’altra: tutte le emissioni saranno effettuate sotto la denominazione EU-Bonds. Gli Eurobond che saranno emessi nel prossimo semestre finanzieranno per 70 miliardi gli obiettivi del Next Generation EU e per dieci miliardi quelli dell’MFA. Dal lancio del primo nel giugno dello scorso anno, sono state effettuate emissioni per 170 miliardi, di cui 140 erogati a 22 stati comunitari.  Si tratta di titoli che godono del rating tripla A da parte di tutte le agenzie di valutazione internazionali ed hanno un taglio retail da 1k+1k in modo da essere nella disponibilità di tutti gli investitori.

Molta attenzione all’investitore retail, dopo il successo dell’ultimo Btp Italia, da parte del Tesoro.

Dal documento diffuso ieri dal Tesoro con le indicazioni per il 2023 è emerso che quest’anno il costo medio all’emissione è stato pari a 1,71%, livello più alto dal 2013, e che la vita media del debito è scesa leggermente a 7,04 anni, al netto dei prestiti Ue, rispetto ai 7,11 dell’anno scorso. Il Tesoro, tra le altre cose, ha detto che il prossimo anno valuterà la possibilità di proporre ulteriori nuovi strumenti rivolti al pubblico dei piccoli risparmiatori, come Btp Futura, Btp Italia e qualche strumento nuovo legato anche all’aspetto fiscale come avviene oggi per gli investimenti sui Pir. La stima per le emissioni lorde a medio-lungo termine è di circa 310-320 miliardi di euro.

I nuovi bond corporate sotto i riflettori

Praticamente nullo il mercato dei corporate e finanziario, da segnalare un collocamento in corso del Mediocredito Centrale da 70 milioni, si tratta di un tier 2 con rendimento atteso in arera 10,75%. L’emittente ha rating Ba3/BBB-, mentre questo tipo di emissione subordinata è atteso a singola B. Taglio minimo da 200mila euro con multipli di mille e Isin XS2570955505.

A cura di Carlo Aloisio, senior broker

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