Buone opportunità con i CCT

In primavera i CCT a scadenza più lunga avevano perso oltre 2 punti percentuali, per poi rimbalzare in estate senza però tornare ai livelli di inizio anno.

In questa situazione intermedia proviamo a fare il punto della situazione per una categoria di titoli a basso rischio e indicizzata, quindi apprezzata dai risparmiatori soprattutto nei momenti di tensioni e incertezze sui tassi di interesse (ricordiamo che i CCT sono obbligazioni indicizzate al rendimento delle aste BOT semestrali maggiorato dello 0,30%).

Vediamo quindi le caratteristiche dei CCT attualmente sul mercato in termini di cedola corrente, rendimento e Discount Margin.
Ricordiamo che, trattandosi di titoli a tasso variabile, il rendimento lordo e il Discount Margin (che dovrebbe rappresentare il margine sui tassi Euribor), è calcolato proiettando i valori di rendimento delle ultime aste BOT su tutte le cedole future.
Per questo motivo, in una fase come quella attuale con i tassi a brevissimo termine superiori a quelli a medio – lungo termine, i valori di rendimento lordo potrebbero risultare sovra-stimati.
Fatta questa precisazione, e ricordando che attualmente i tassi Euribor a 6 mesi trattano attorno al 5,18%, andiamo a verificare i valori dei CCT.
Le cedole vanno da un minimo di 4,30% ad un massimo di 4,74%, mentre in termini di rendimento si passa in maniera abbastanza uniforme dal 4,60% dei titoli più brevi al 4,90% circa di quelli più a lunga scadenza; lo stesso dicasi per il Discount Margin che va da 16 a 48.

Considerando che persiste l’anomala differenza tra i tassi Euribor a 6 mesi e il rendimento delle aste BOT (decisamente più elevata della media storica), deprimendo quindi in termini relativi il flusso cedolare dei CCT rispetto agli altri titoli indicizzati (che normalmente usano l’Euribor come parametro di indicizzazione), il prezzo attuale dei CCT sembra adeguato, se non addirittura troppo elevato.

Questa considerazione è confermata dai (pochi) titoli a tasso variabile emessi da atri governi europei (tutti indicizzati all’Euribor). Possiamo citare a titolo di esempio un titolo Belga, uno Ungherese e uno Greco che rendono rispettivamente 4,69%, 5,23% e 5,20%). E la differenza sarebbe ancora maggiore se si prendessero in considerazione emittenti non governativi ma dal rating molto elevato (come General Electric che gode ancora di un rating di Aaa/AAA).

In uno scenario di stabilità di condizioni quindi (con i rendimenti dei BOT nettamente inferiori ai tassi Euribor), ai prezzi attuali la convenienza relativa dei CCT è venuta meno e gli investitori avrebbero più convenienza ad acquistare titoli indicizzati di altro tipo.
Se però il differenziale tra rendimenti BOT e tassi Euribor dovesse gradualmente ridursi (come riteniamo probabile), i CCT potrebbero consentire margini di rivalutazione tra 1% e 2%; un valore non disprezzabile considerando la natura a basso rischio di questi titoli.

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