Global Risks Report 2023: ecco a cosa prestare massima attenzione

Secondo il Global Risks Report 2023 del World Economic Forum, i conflitti e le tensioni a livello geoeconomico hanno innescato una serie di rischi globali profondamente interconnessi. Tra questi rientrano le crisi di approvvigionamento dell’energia e dei generi alimentari, che probabilmente continueranno nei prossimi due anni, e il forte aumento del costo della vita e del debito pubblico. Al contempo, queste crisi rischiano di compromettere gli sforzi volti ad affrontare i rischi a lungo termine, in particolare quelli legati al cambiamento climatico, alla biodiversità e agli investimenti nel capitale umano.

Questi sono i risultati del Global Risks Report 2023, secondo cui la finestra per agire contro le minacce più gravi a lungo termine si sta rapidamente chiudendo ed è necessario un intervento concertato e collettivo prima che i rischi raggiungano il punto di non ritorno.

Il report, realizzato in collaborazione con Marsh McLennan e Zurich Insurance Group, si basa sulle opinioni di oltre 1.200 esperti di rischi globali, policy maker e leader del settore. Attraverso tre archi temporali, viene tracciato un quadro del panorama dei rischi globali, che risulta nuovo e allo stesso tempo stranamente familiare, in quanto il mondo si trova a dover affrontare molti rischi preesistenti che in precedenza sembravano essere in fase di regressione.

Giovanni Giuliani, Chief Executive Officer, Zurich Italia, ha commentato: Entriamo nel 2023 consapevoli delle molteplici sfide che ci attendono, in uno scenario determinato dall’interconnessione di rischi globali di diversa natura e pari urgenza. La sfida più grande sarà evitare che i rischi globali emergenti, che comprendono anche tensioni geoeconomiche e sociali, possano interagire tra loro ed evolversi con impatti e conseguenze imprevedibili. Nel lungo periodo, il rischio climatico continua a rappresentare la minaccia globale più allarmante ma con un grande impegno tra i Paesi e la continua cooperazione tra pubblico e privato possiamo ancora sperare di raggiungere l’obiettivo di 1,5°C e affrontare l’emergenza entro la fine del decennio. Alla luce di questo scenario, la prevenzione e un’attenta analisi del rischio – nel breve come nel lungo periodo – saranno gli strumenti che più ci consentiranno di salvaguardare il futuro individuale e globale”.

“La complessità della contingenza attuale vede nello stesso momento la presenza di rischi economici, geopolitici e climatici in grado di generare un impatto significativo sulle società e sulle persone”, ha dichiarato Marco Araldi, Country Corporate Officer di Marsh McLennan per l’Italia e Chief Executive Officer di Marsh Italia. “La pandemia e la guerra in Ucraina hanno portato in primo piano fattori di rischio destinati a dominare lo scenario dei prossimi anni, come la crisi energetica, l’inflazione, le interruzioni della supply chain e le crisi alimentari. Nel lungo periodo, le conseguenze del cambiamento climatico e il rischio del collasso dell’ecosistema continuano a rappresentare la minaccia principale allo sviluppo umano e al futuro del nostro pianeta. Guardando alle organizzazioni, in uno scenario così articolato questo può essere il momento per investire in tecnologie e nuovi modelli di approvvigionamento e produzione, con l’obiettivo di consolidare la propria resilienza, costruire il proprio vantaggio competitivo e soprattutto favorire una crescita davvero sostenibile”.

Al momento, la pandemia globale e la guerra in Europa hanno riportato in primo piano le questioni della crisi energetica, dell’inflazione, della crisi alimentare e della sicurezza. Questo crea rischi conseguenti che domineranno i prossimi due anni: il rischio di recessione, la crescita dell’indebitamento, l’aumento persistente del costo della vita, la polarizzazione delle società a causa della disinformazione, la sospensione del rapido intervento sul clima e la guerra geoeconomica a somma zero.

Se il mondo non inizierà a collaborare in modo più efficace per la mitigazione del cambiamento climatico e l’adattamento allo stesso, nei prossimi 10 anni il riscaldamento globale continuerà ad aumentare e si arriverà a un collasso ecologico. L’incapacità di mitigare il cambiamento climatico e di adattarsi ad esso, le catastrofi naturali, la perdita di biodiversità e il degrado ambientale rappresentano cinque dei dieci rischi principali, con la perdita di biodiversità considerata uno dei rischi globali maggiormente in rapido deterioramento nel prossimo decennio. Parallelamente, la leadership guidata dalle crisi e le rivalità geopolitiche rischiano di creare un disagio sociale senza precedenti, complice l’ulteriore erosione della coesione sociale dovuta alla riduzione degli investimenti in sanità, istruzione e sviluppo economico. Infine, le tensioni crescenti rischiano non solo di aumentare la corsa geoeconomica agli armamenti, ma anche di alimentare il processo di rimilitarizzazione, soprattutto sfruttando le nuove tecnologie e gli attacchi informatici.

I prossimi anni saranno caratterizzati da difficili compromessi per i governi, che si trovano ad affrontare preoccupazioni concorrenti per la società, l’ambiente e la sicurezza. I rischi geoeconomici a breve termine stanno già mettendo a dura prova gli sforzi per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni e hanno evidenziato un divario tra ciò che è scientificamente necessario e ciò che è politicamente accettabile. Per limitare le conseguenze del riscaldamento del pianeta è necessario accelerare drasticamente l’intervento collettivo sulla crisi climatica. Nel frattempo, le considerazioni sulla sicurezza e l’aumento delle spese militari potrebbero lasciare meno margine fiscale per attutire gli impatti di una prolungata crisi del costo della vita. Senza un cambio di traiettoria, i Paesi vulnerabili potrebbero raggiungere uno stato di crisi perpetuo in cui sono incapaci di investire nella crescita futura, nello sviluppo umano e nelle tecnologie verdi.

Il report chiede ai leader di agire insieme e con decisione, bilanciando le prospettive a breve e lungo termine. Oltre a un intervento urgente e coordinato per il clima, il report raccomanda un impegno congiunto tra i Paesi e una cooperazione tra pubblico e privato per rafforzare la stabilità finanziaria, la governance della tecnologia, lo sviluppo economico e gli investimenti in ricerca, scienza, istruzione e sanità.

“Il panorama dei rischi a breve termine è dominato da energia, generi alimentari, debito e catastrofi. Chi è già tra i più vulnerabili sta soffrendo e, di fronte a molteplici crisi, le persone qualificate come vulnerabili stanno aumentando rapidamente, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri. Il clima e lo sviluppo umano devono essere al centro delle preoccupazioni dei leader globali, anche mentre combattono le crisi attuali. La cooperazione è l’unica strada percorribile”, ha affermato Saadia Zahidi, Managing Director del World Economic Forum.

John Scott, Head of Sustainability Risk di Zurich Insurance Group, ha dichiarato: “L’interazione fra gli impatti del cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la sicurezza alimentare e il consumo di risorse naturali è un cocktail pericoloso. Senza un cambiamento significativo delle politiche o degli investimenti, questo mix accelererà il collasso dell’ecosistema, minaccerà l’approvvigionamento di generi alimentari, amplificherà l’impatto delle catastrofi naturali e limiterà ulteriori progressi nella mitigazione del cambiamento climatico. Se acceleriamo gli interventi, abbiamo ancora l’opportunità di raggiungere l’obiettivo di 1,5°C e di affrontare l’emergenza naturale entro la fine del decennio. I recenti progressi nell’implementazione di tecnologie per l’energia rinnovabile e di veicoli elettrici ci offrono buoni motivi per essere ottimisti”.

Carolina Klint, Risk Management Leader, Continental Europe, Marsh, ha dichiarato: “Il 2023 sarà caratterizzato da un aumento dei rischi legati a generi alimentari, energia, materie prime e sicurezza informatica, il che causerà ulteriori interruzioni alle catene di approvvigionamento globali e influirà sulle decisioni relative agli investimenti. In un momento in cui Paesi e organizzazioni dovrebbero intensificare gli sforzi di resilienza, le difficoltà economiche limiteranno la loro capacità di farlo. Di fronte alle condizioni geoeconomiche più difficili in una generazione, le aziende dovrebbero concentrarsi non solo sulla gestione dei problemi a breve termine, ma anche sullo sviluppo di strategie che le posizionino bene per affrontare i rischi a lungo termine e i cambiamenti strutturali”.

Il Global Risk Report è un pilastro della Global Risk Initiative del Forum e promuove una maggiore comprensione comune dei rischi globali a breve, medio e lungo termine per fornire informazioni utili alla preparazione ai rischi e alla resilienza. Il rapporto di quest’anno esamina anche come i rischi presenti e futuri possano interagire tra loro per formare una “policrisi”: un insieme di rischi globali correlati con impatti che si combinano tra loro e conseguenze imprevedibili. Il report esplora il tema della “rivalità per le risorse”, un potenziale insieme di rischi ambientali, geopolitici e socioeconomici interconnessi e relativi alla domanda e all’offerta di risorse naturali, tra cui generi alimentari, acqua ed energia.

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