Nonostante le difficoltà, il 2022 si è chiuso sopra le attese per la raccolta delle principali società dell’industria del risparmio italiana, merito forse anche dei segnali di ripresa sui mercati finanziari.
Come scrive Il Sole 24 Ore, il tardivo risveglio non è però riuscito a fare completamente dimenticare un anno decisamente complesso. Il bilancio delle cinque società quotate a Piazza Affari appare deludente, soprattutto se messo a confronto con il 2021 dei record: la raccolta netta complessiva è scesa di oltre un terzo a 34,4 miliardi dai 52,3 miliardi di 12 mesi prima. Resta però ancora saldamente sopra livelli del 2020, quando era invece arrivata a 28 miliardi.
È però un disegno piuttosto variegato quello che traspare dalle singole società prese in esame: si va per esempio dal -11% di Banca Mediolanum al -75% di Anima. Da segnalare anche lo spostamento del cosiddetto asset mix verso soluzioni di risparmio amministrato a scapito della componente gestita.
“Per avere un’ inversione di tendenza tale da far tornare il risparmio degli italiani ai livelli del 2021 ci sarebbe bisogno di un miglioramento significativo della dinamica salariale, che si unisca al tempo stesso a un rientro dell’inflazione verso i tassi ridotti che si sono verificati nel decennio passato” ha affermato Gian Luca Ferrari, analista di Mediobanca Securities.
Il discorso rischia di farsi ancora più complicato se si considerano i possibili sviluppi dei rapporti di forza fra raccolta in fondi gestiti e in strumenti amministrati, come sono per esempio obbligazioni o titoli Stato. Il ritorno di rendimenti significativi su questi ultimi, infatti, ha risvegliato l’appetito degli italiani per i Btp, decisamente meno redditizi per le società di gestione.
Nonostante le Sgr cerchino di andare incontro alla crescente richiesta di bond con fondi target maturity a durata prestabilita e con programmi progressivi di spostamento verso l’azionario, difendere i margini non sarà affatto semplice.
Non è detto però che le prospettive di Borsa per gli asset manager di Piazza Affari siano necessariamente negative. “Il settore ha subito un forte deprezzamento nel 2022 a causa della debolezza del mercato e delle preoccupazioni sull’andamento della raccolta netta, e ora viene scambiato con un rapporto prezzo utili atteso per il 2023 di 11,5 rispetto ai 14 di inizio 2022 e al di sotto della media storica degli ultimi 3 anni di 13», h sottolineato Luigi De Bellis di Equita, che mantiene un orientamento favorevole con indicazioni specifiche di acquisto per Fineco, Mediolanum e Anima.