Criptovalute: l’Ethereum è tornato ai livelli pre-FTX

A partire dal 2 gennaio il prezzo dell’Ethereum (ETH) ha iniziato una veloce risalita che lo ha riportato sui livelli precedenti al crollo dovuto al fallimento di FTX, come fanno notare su Cryptonomist.ch.

Il 9 novembre era sceso a poco più di 1.000 dollari, più o meno allo stesso livello toccato ancora tra il 21 ed il 22 dello stesso mese. Ancora il primo gennaio era a circa 1.200 dollari, ma a partire dal giorno successivo ha iniziato una crescita che ormai dura da due settimane e che nella notte ha portato il prezzo di ETH per breve tempo sopra i 1.600 dollari. Anche il 6 novembre il prezzo oscillava tra i 1.500 ed i 1.600 dollari, anche se due giorni prima aveva sfiorato i 1.700 dollari.

Quindi nelle prime due settimane dell’anno nuovo ha recuperato tutte le perdite dovute al crollo di FTX avvenuto tra il 6 ed il 10 novembre 2022.

Una cosa curiosa del prezzo di ETH però è che nel corso del 2022 il picco minimo non è stato toccato a novembre con il crollo di FTX, ma a giugno, ovvero dopo l’implosione dell’ecosistema Terra/Luna a maggio seguita dal fallimento di Celsius. Quindi il 2022 del prezzo di Ethereum è diviso in due parti.

La prima parte, conclusa a giugno, ha visto il prezzo scendere da sopra 3.800$ a sotto 900$, con una perdita superiore al 76%, mentre la seconda ha visto di fatto una sorta di lateralizzazione con oscillazione continua tra i 1.000 ed i 1.600 dollari, con due sole sortite oltre i  1.700 dollari.

Va tuttavia sottolineato che il picco massimo della seconda parte dell’anno lo ha toccato a metà agosto quando per brevissimo tempo era tornato sopra i 2.000$, quindi il prezzo attuale ha recuperato le perdite di novembre, ma non quelle di settembre.

Il prezzo massimo assoluto fu toccato a novembre 2021 oltre quota 4.800%, e da allora il prezzo si perde ancora il 68%.

Tutto ciò fa sì che il prezzo attuale sia in linea con quello dell’11 giugno 2022, ovvero dopo il crollo di maggio. I 2.000 dollari toccati ad agosto probabilmente non a caso sono lo stesso livello a cui arrivò il prezzo di ETH con il piccolo rimbalzo successivo al crollo di maggio.

In altre parole il prezzo attuale è tornato perfettamente in linea con il livello alto della fascia di lateralizzazione successiva al minimo annuale di giugno 2022, ma non ancora in linea con il livello precedente al calo di giugno.

L’espansione di Ethereum

Nel frattempo la diffusione della rete Ethereum continua il suo processo di espansione. Da quando, a settembre 2022, la Proof-of-Work è stata sostituita con la Proof-of-Stake, il numero di validatori dei blocchi è esploso. Infatti con PoW solo i miner potevano convalidare i blocchi, a fronte di una spesa assolutamente non irrilevante in macchinari per il mining ed energia elettrica. Invece con PoS sono sufficienti 32 ETH da mettere in staking per potersi installare un nodo validatore.

E così i validatori sono passati da meno di 300.000 ad inizio 2022 agli oltre 500.000 di inizio 2023. Si nota chiaramente che la curva di crescita del 2022 del numero di validatori ha subito due forti accelerazioni: una a marzo, quando fu annunciato il Merge, ed una per l’appunto a settembre, quando il Merge è stato effettuato.

Il prossimo aggiornamento

A marzo di quest’anno dovrebbe avvenire il fork Shanghai, ovvero l’aggiornamento di Ethereum che renderà possibile tra le altre cose togliere gli ETH messi in staking sulla  nuova blockchain basata su PoS. Pochi giorni fa è stata lanciata una nuova testnet per questo aggiornamento, chiamata “devnet 2”.

Curiosamente il raggiungimento del traguardo di 500.000 validatori è avvenuto proprio il giorno successivo al rilascio di devnet 2. Da notare che ormai sono più di 14,3 milioni gli ETH bloccati in staking sulla Beacon Chain, e non si sa quanti di questi verranno prelevati una volta avvenuto l’aggiornamento Shanghai.

Ad inizio 2022 erano meno di 9 milioni, quindi è possibile immaginare che solo una percentuale ridotta degli ETH in staking verrà effettivamente messa sul mercato a marzo.

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