Mercati, obbligazioni: i collocamenti della settimana sotto la lente

La lotta all’inflazione è stata il cavallo di battaglia sia della Bce che della Fed, con continui rialzi che si sono accentuati nell’entità a causa dell’impennata inflattiva, per la speculazione energetica seguita allo scoppio del conflitto russo-ucraino.

Questa fase è meno emotiva e le decisioni sono quasi anticipate dai mercati e si valutano rispetto ai singoli dati macroeconomici che di settimana in settimana indirizzano le scelte dei board. Pertanto da inizio anno ci si attendeva un rallentamento della politica di rialzo ed addirittura alcuni analisti si sono spinti verso scenari recessivi negli Stati Uniti, con previsioni di ribassi verso fine anno. I mercati Usa, prezzano in parte questa possibilità, con il Treasury bond lungo che rende meno o uguale ad uno più corto, creando così una curva piatta.

In ogni caso al centro dell’attenzione in questa settimana erano le due riunioni più importanti, la Fed prima e poi la Bce e Bank of England giovedi.

Al termine della riunione, ampiamente in linea con le attese del mercato, la Federal Reserve ha effettuato un aumento dei tassi di 25 punti base affermando che la lotta contro l’inflazione è giunta a un punto di svolta sebbene per dichiarare vittoria occorrano altri rialzi, quantificati in “un paio” dal governatore Powell. “Possiamo dire per la prima volta che il processo di disinflazione è iniziato”, ha detto Powell pur mettendo in chiaro che “la strada da percorrere è ancora lunga”. I tassi sono ora a 4,50%-4,75%, al massimo dal 2007. Dopo un iniziale rialzo, legato a un’interpretazione hawkish del comunicato da parte del mercato, i tassi dei Treasuries sono scesi quando Powell durante la conferenza stampa ha ribadito che il processo di disinflazione è iniziato. Ora l’attesa si sposta sui dati macro con quello sul lavoro in agenda a fine settimana, con il consensus che prevede un calo in gennaio a 185mila nuovi posti dal precedente 223mila.

Spostandoci all’Europa, l’attenzione è passata sugli altri due appuntamenti cruciali e principali driver di seduta, con la Bce e con quella d’Inghilterra dalle quali gli investitori si aspettavano un rialzo dei tassi da mezzo punto percentuale. Per la Bce in particolare, molti analisti prevedono un ulteriore ricorso a toni hawkish per mettere in chiaro che il percorso per tenere a bada l’inflazione nella zona euro è ancora lungo. La domanda è ora quanto corposi saranno i rialzi dei tassi previsti per i prossimi mesi. Secondo altri analisti, al rialzo di ieri ne seguirà un altro da 50 punti anche a marzo e poi un successivo da 25 punti prima di fermare la stretta, con il tasso terminale a 3,25%, al massimo da fine 2008. Il mercato si aspettava anche a Londra un ritocco del costo del denaro da 50 punti base seguito da un altro da 25 punti in marzo e da una successiva pausa, con il picco dei tassi a 4,25%.

Previsioni al 100% confermate e quindi scarsa reazione da parte dei mercati, sia Bce che BoE hanno alzato di 50 punti base ed hanno lasciato intendere nei commenti successivi dei governatori, esattamente quanto si aspettano gli analisti per i prossimi mesi.

A fronte di quanto accaduto, non è successo molto a livello di mercato, lo spread Btp-Bund rimane di poco sotto quota 190, il nostro benchmark di riferimento decennale è a ridosso del 4%, mentre nell’Eurozona è solo la Grecia di poco sopra il 4%. Tassi di riferimento per il Gilt decennale al 3,1%, mentre il Treasury decennale è al 3,35%.

Le nuove emissioni governative sotto la lente

Sul fronte dei mercati il Governo italiano ha raccolto cinque miliardi di euro tramite l’emissione di Bot a sei mesi (Isin IT0005531295). I titoli hanno scadenza il 31 luglio di quest’anno. La domanda è stata pari a 7,52 miliardi. Il prezzo all’asta è stato di 98,601 e pari a un rendimento annualizzato del 2,822%. Rispetto alla precedente asta di novembre, quest’ultimo risulta salito di mezzo punto percentuale.

Il Regno Unito ha emesso un nuovo bond a 30 anni, scadenza 22 ottobre 2053 e cedola 3,75% (Isin GB00BPCJD997), al  prezzo di 100,492, corrispondente a un rendimento lordo alla scadenza del 3,7232%. Questo è risultato a premio di 2,75 punti base sul Gilt trentennale “benchmark” attuale con scadenza nel 2052.

German State of Hesse ha scelto la strada di finanziarsi con l’emissione di un bond senior in euro con scadenza  il 10 gennaio 2033. Prime indicazioni di rendimento in area 1 punto base sopra il tasso midswap, abbassato poi a meno 1 punto base grazie agli ordini raccolti nella fase del collocamento che hanno raggiunto  2.9 miliardi di euro. L’obbligazione (Isin DE000A1RQEH3) ha una cedola annua lorda di 2.875%, prezzo 99.986 equivalente a un rendimento finale del 2.877%. Rating AA- e lotto minimo di mille euro con multipli di mille. Ammontare dell’emissione 2duemiliardi di euro.

Tra i sovranational, la Banca Inter-Americana di Sviluppo (BIS) ha emesso nuove obbligazioni sostenibili a tasso fisso, della durata di sette anni, 25 gennaio 2030, e denominate in dollari neozelandesi. I capitali raccolti ammontano a 375 milioni, pari a quasi 222 milioni di euro. Agli investitori è stata offerta una cedola lorda del 4,75% corrisposta su base semestrale ogni 25 gennaio e 25 luglio dell’anno. Il prezzo è di 99,48, corrispondente a un rendimento alla scadenza del 4,838%, equivalente a 44 punti base sopra il tasso midswap. Queste obbligazioni comportano un rischio di credito molto basso, l’emittente gode della tripla A, però, esiste un rischio di cambio legato all’andamento del dollaro neozelandese.

I buovi bond corporate sotto i riflettori

Continua l’onda positiva delle emissioni corporate, tra queste Autostrade per l’Italia ha emesso nuove obbligazioni per un importo di 750 milioni di euro. La domanda è stata altissima, pari a sei miliardi, otto volte maggiore dell’offerta. Si è trattato di un’emissione “Sustainability-linked”, i proventi della raccolta saranno destinati a finanziare l’installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche lungo la rete autostradale, nonché altri investimenti per migliorare la viabilità. A fronte di una scadenza in data 24 gennaio 2031 (otto anni), il prezzo è stato di 99,395 e la cedola fissa lorda annua è stata fissata al 4,75%. Il rendimento lordo alla scadenza così determinato è stato del 4.843%.

Dopo aziende e banche, anche Amco torna sul mercato del debito con una doppia operazione. La controllata del Tesoro ha collocato un bond da 500 milioni a tasso fisso e scadenza quattro anni, con rendimento atteso di BTPS+125, dopo prime indicazioni in area btp+160. L’iniziativa ha riscosso successo tra gli investitori e la domanda sarebbe arrivata a 1,85 miliardi. Nel dettaglio l’obbligazione il rendimento è stato del 4,73% e la cedola fissa annua lorda è stata fissata al 4,625 e il prezzo 99.625. Rating BBB, lotto minimo 100mila eurco con multipli di mille e Isin XS2583211201.

E’ andato molto bene il nuovo bond di Abertis Infrastructure. Il gruppo multinazionale spagnolo con sede a Barcellona che si dedica alla gestione e sfruttamento delle infrastrutture di trasporto e di telecomunicazioni ha lanciato un bond senior sustainability linked a 6.5 anni con scadenza 7 agosto 2029. Prime indicazioni di rendimento in area a 70 punti base, abbassate a 135 punti con  ordini che hanno raggiunto 3.5 miliardi di euro. L’ammontare dell’obbligazione è stato aumentato a 600 milioni di euro, dai 500 milioni inizialmente stabiliti. Nel dettaglio il bond paga una cedola annua lorda pari a 4.125%, prezzo 99.193 e rendimento 4.259%. Rating BBB-, lotto minimo 100mila euro e Isin XS2582860909.

La multi-utility A2a è tornata sul mercato, forse con il deal di maggior successo della settimana; infatti ha collocato un bond senior senior per un ammontare complessivo di 500 milioni di euro con ordini che hanno superato i tre miliardi. La guidance di rendimento è stata rivista a 167 punti base sul tasso midswap rispetto alle prime indicazioni in area 210 punti poi riviste in area 195 punti base. Il titolo, con scadenza al 3 febbraio 2034 è stato collocato sotto la pari a 99.824 e staccherà una cedola annua del 4.375% che porta al 4.513% il rendimento a scadenza. Lotto minimo 100mila euro con multipli di mille e rating BBB, Isin XS2583205906.

Uno degli aspetti maggiormente rilevanti in questa fase di mercato è relativo al ritorno degli investitori verso asset più speculativi e di conseguenza a forte rischio volatilità. Due in particolare sono state le emissioni in questa settimana che hanno attratto gli investitori, una in euro Alpha Bank e l’altra in dollari dalla Pemex.

Per la prima si tratta di un Coco bond At1 della banca greca Alpha Service, perpetual con prima call nel 2028. Questi strumenti pagano una cedola elevata ma hanno minori protezioni in caso d’insolvenza o possono essere anche oggetto di “bail in” o sospensione del pagamento delle cedole.

In ogni caso un’emissione di questo tipo da una banca greca era impensabile fino a qualche mese fa ed è un segno positivo dell’enorme sforzo che il paese ha fatto in questi anni dopo la ristrutturazione del 2012 che ha visto la presenza della troika nel paese per oltre un decennio. Questa emissione da 400 milioni di euro, con taglio minimo da 200mila euro conmultipli di mille, ha visto la cedola fissata all’11,875% ed un enorme successo durante il collocamento. Il prezzo d’emissione a 100 ha visto il prezzo salire nel primo giorno di grey market verso quota 103, facendo crollare il rendimento poco sopra l’11%.

Un altro bond emergente è stato collocato sui mercati internazionali, l’emittente è Petroleos Mexicanos (Pemex), la compagnia petrolifera statale del Messico. Il bond ha scadenza a dieci anni e la cedola offerta agli investitori è stata fissata al 10,375%. Quanto all’importo, sono stati raccolti due miliardi di dollari, gli ordini sono stati elevatissimi, a circa dieci miliardi. Tant’è che Pemex puntava inizialmente a raccogliere solo un miliardo, ma data l’abbondante domanda ha deciso di raddoppiare l’entità dell’emissione. Rating BBB/BB-. Isin USP78625ED13, con taglio minimo da 10mila dollari con multipli di mille.

A cura di Carlo Aloisio, senior broker

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