Asset Allocation, fate spazio ai bond

Il 2022 è stato uno dei peggiori anni dei mercati finanziari. Come comportarsi ora? Ne parliamo con Manuela Maccia, responsabile investimenti in Italia e responsabile dell’offerta a livello europeo del gruppo svizzero Lombard Odier dove è entrata nel gennaio 2022. Maccia ha passato gli ultimi 23 anni ricoprendo diverse posizioni internazionali all’interno del gruppo BNP Paribas e nel dicembre del 2021 è stata nominata Cavaliere dell’ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Perché lo scorso anno è stato uno dei peggiori di sempre dal punto di vista dei mercati?

Lo è stato non tanto per la correzione dell’equity quanto per la perdita a due cifre del fixed income, in particolare quello governativo tradizionalmente safe-haven. Sono saltate, in altre parole, tutte le logiche di decorrelazione.

E ora?

Siamo tornati indietro agli anni ’90. Il 2023 è l’anno di un nuovo paradigma. Non si vedevano questi livelli dei tassi da prima della GCF (grande crisi finanziaria) del 2008. Si torna quindi a una asset allocation più tradizionale. Tra i tassi di interesse della Bce al 3% almeno e quelli della Fed al 5% almeno si torna ad avere uno spazio importante nei portafogli dell’obbligazionario. Siamo favorevoli al credito investment grade europeo e Usa anche perché molte emissioni americane interessanti si trovano anche sul mercato europeo. Tra i settori ci piacciono le banche, auto, telecom con un’ottica di grande selezione. Meglio le scadenze medie, 4 anni di duration per avere un 3,5-4% di rendimento. Poco high yield, invece. Non più di 10 punti in questa prima fase dell’anno.

L’anno quini sarà a due fasi?

Esattamente. Ci saranno episodi recessivi più o meno prolungati e da qui all’estate si vedrà un ulteriore allargamento degli spread. Poi pensiamo che valga la pensa di incrementare la quota di HY che preferiamo comunque acquistare sul primario, ovvero guardiamo alle nuove emissioni. Al momento, comunque, tengo a sottolineare che siamo sottopesati.

E l’azionario?

Siamo arrivati sottopesati anche qui a fine 2022. Nel 2023 abbiamo movimentato e incrementato la quota di emergenti, Cina e non solo. La Cina era già un nostro sovrappeso: mediamente in un profilo bilanciato classico, era di 4 punti. Ora quindi abbiamo chiuso il sottopeso sull’equity e siamo neutrali. Gli emergenti beneficiano della ripartenza della Cina, le valutazioni sono interessanti, non sono cari e la crescita degli utili è positiva. Siamo in leggero sottopeso USA e sovrappeso Europa con preferenza per Value e Quality. Privilegiamo sempre l’ottica di stock picking. Di certo abbiamo aumentato, come accennato sopra, il peso delle banche.

E sul fronte degli alternativi?

I private asset dovrebbero pesare intorno ai 15 punti in un portafoglio evoluto. Ci piace di più la parte di private equity e del mercato secondario. Abbiamo una strategia in house e siamo già arrivati al quarto fondo sul secondario. Ma non è una asset class che intendiamo sovrappesare.

Novità di quest’anno?

I mandati di gestione personalizzati e la ricostruzione dei portafogli sui bond. Noi abbiamo l’ausilio di bravi analisti equity e credito basati a Ginevra. Attraverso la nostra società dell’asset management abbiamo ottime capability sull’Asia. Le gestioni patrimoniali e i mandati li facciamo in titoli e abbiamo anche gli analisti sia azionari sia sul credito (IG ma anche HY) interni del private.

Qual è l’entry level per essere vostri clienti?

Si parte da 5 milioni di euro. Ma per una gestione personalizzata a tutto tondo che tenga conto del fixed income sono 10 milioni. I nostri clienti sono gli imprenditori e le grandi famiglie.

Quali sono i vostri obiettivi sull’Italia?

Stiamo crescendo e vogliamo assumere nuovi banker di fascia alta. Questa è una banca private detenuta dai managing partner non quotata, nata come un family office. Quindi il committment è massimo. Ha 4 leve: il private che ha 200 anni, l’asset management, la tecnologia proprietaria e la sostenibilità. I sistemi sono tuti integrati e c’è una grande attenzione per il capitale intellettuale e la ricerca (come dicevamo per i team di analisti interni).

 

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