Mercati: correlazione azioni-bond a un punto di svolta epocale

“L’anno scorso, le azioni e le obbligazioni hanno subito shock regolari e simultanei. Questo calo concomitante delle due principali asset class costituisce una pausa nella storia dei mercati degli ultimi due decenni. Questo nuovo regime potrebbe continuare nei prossimi anni, sia al ribasso che al rialzo”. Parola di Xavier Hoche, direttore degli Investimenti di Groupama AM, che di seguito spiega nei particolari la view.

L’anno 2022 sarà ricordato negli annali dei mercati azionari. I clienti ricorderanno soprattutto il calo dei principali indici. Il Cac 40 è sceso del 9,50%, il Dow Jones dell’8,8% e il Nasdaq addirittura del 33%! Un anno eccezionale sotto molti aspetti. Negli Stati Uniti è stato il terzo anno peggiore per le azioni dalla crisi degli anni ’30.

Ma i portafogli bilanciati hanno comunque risentito del calo del prezzo delle obbligazioni lo scorso anno, causato meccanicamente dall’aumento dei tassi d’interesse. Pertanto, i due principali asset che strutturano i mercati – azionario e obbligazionario – si sono mossi nella stessa direzione.

Anche se rara negli ultimi anni, questa correlazione positiva non è insolita se consideriamo la storia dei mercati finanziari. Si è verificata infatti nel periodo 1970-2000.

Tuttavia, tra il 2000 e il 2020, è vero che le obbligazioni e le azioni hanno avuto la tendenza a muoversi in direzioni opposte, le une compensando le altre e fungendo da ammortizzatore per l’altra asset class. In periodi di discesa degli indici azionari, le obbligazioni hanno permesso di proteggere il patrimonio degli investitori.

Circa le circostanze che nel 2022 hanno posto fine a questa correlazione negativa che persiste dagli anni 2000, come primo primo fattore troviamo l’inflazione.

L’inflazione spinge al rialzo i tassi di interesse, rendendo più costoso il finanziamento degli attori economici ed erodendo il valore del debito. Le aspettative di inflazione per il 2023 ci danno un’indicazione del grado di sincronizzazione tra gli asset. Poiché prevediamo che l’inflazione rimanga a livelli piuttosto elevati (superiori al 3% negli Stati Uniti e in Europa), nella migliore delle ipotesi dovremmo assistere a una correlazione nulla, se non addirittura positiva.

Nei prossimi mesi le azioni e le obbligazioni dovrebbero continuare a muoversi nella stessa direzione, non premettendo una compensazione tra un‘asset class e l’altra.

La seconda spiegazione deriva da un cambiamento nell’atteggiamento delle banche centrali in questo tipo di situazione. Negli ultimi vent’anni, le banche centrali hanno sostenuto i mercati abbassando i tassi di riferimento non appena si profilava il rischio di recessione. In questo tipo di scenario, la politica monetaria ha contribuito a far apprezzare le obbligazioni quando le azioni erano temporaneamente in sofferenza.

Tuttavia, da un anno le banche centrali fanno un altro discorso. La loro strategia attuale mira principalmente a fronteggiare l’inflazione aumentando i tassi, non ad evitare la recessione a tutti i costi. In questo senso, le obbligazioni probabilmente non svolgeranno più il loro ruolo di ammortizzatore nei prossimi anni.

Nel lungo termine, riteniamo che i mercati azionari e obbligazionari non abbiano motivo di abbandonare la tendenza sincrona che li ha caratterizzati tra il 2000 e il 2020. Tuttavia, l’aumento dei tassi di interesse da una media dell’1% al 3% dovrebbe consentire ai portafogli bilanciati di beneficiare di rendimenti attesi più elevati, dando importanza a questo stile di gestione.

Una correlazione positiva significa anche che azioni e obbligazioni possono muoversi nella stessa direzione, al ribasso come nel 2022, ma anche al rialzo. Bisognerà essere molto opportunisti per sfruttare al meglio la volatilità prevista per quest’anno sui mercati finanziari.

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