Obbligazioni mercati emergenti: ecco cosa emerge dall’analisi di S&P

S&P Global Ratings ha effettuato un’analisi sulle emissioni obbligazionarie dei mercati emergenti. Ecco di seguito le principali evidenze dell’analisi.

Le emissioni dei mercati emergenti (esclusa la Cina) sono scese del 24% nel 2022 a 166 miliardi di dollari (219 miliardi nel 2021), raggiungendo il livello più basso degli ultimi sei anni. Il calo complessivo è stato quasi interamente determinato da un calo delle emissioni nei mercati esteri, mentre i mercati nazionali sono stati molto attivi per tutto il 2022.

Il crollo delle emissioni è stato causato da un deterioramento del sentiment degli investitori e da un rapido aumento dei costi dei prestiti in valuta forte. Quest’ultimo è stato causato dall’inasprimento della politica monetaria da parte delle banche centrali per contenere l’inflazione a seguito della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina.

Nel 2023, S&P prevede che le emissioni rimarranno contenute a causa degli elevati costi di finanziamento, delle ridotte esigenze di rifinanziamento, nonché del rallentamento dell’attività economica, che si riflette in una riduzione degli investimenti.

I mercati nazionali sono rimasti un’opzione valida per il rifinanziamento. I dati S&P mostrano che le emissioni nazionali dei mercati emergenti hanno superato i livelli storici, dimostrando che molti di questi mercati sono diventati un’alternativa praticabile per far fronte alle rigide condizioni di finanziamento all’estero.

Gli emittenti prediligono i tassi fissi per mitigare il rischio di rialzo dei tassi. Il 95% delle emissioni del 2022 era a tasso fisso, rispetto al 90% del 2021 e all’85% tra il 2017 e il 2020.

 

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