Mercati, correlazione a doppia velocità tra bond e azioni

Il mese di gennaio ha presentato la consueta correlazione positiva bond/Borse che avevamo visto in negativo nel 2022 e in senso opposto nel primo mese dell’anno (prezzi di borsa e bond in rialzo)

Il mese di febbraio ha presentato un doppio volto in merito a tale correlazione: una prima parte in cui il mercato azionario ha ben tenuto mentre i tassi hanno ripreso a salire e una seconda parte del mese in cui invece l‘accentuazione del rialzo dei tassi ha iniziato a impattare soprattutto sui listini maggiormente growth, ossia con maggiore peso della componente tecnologica come l’indice Nasdaq ed S&P 500 che hanno perso terreno soprattutto rispetto ai listini europei, dove tipicamente il peso dei settori più tradizionali (cosiddetti value) è prevalente.

Ora, se i dati continuano a sorprendere al rialzo (vendite al dettaglio, Ism, Pmi ecc) le banche centrali non potranno non reagire. Quindi i tassi saliranno di più e questo non è più uno scenario così roseo come nella prima parte di febbraio.

In sintesi: l’andamento dei tassi da inizio anno si sta confermando la variabile indipendente da cui scaturisce poi l’andamento dei listini azionari.

L’inflazione è sempre l’osservato speciale ed i primi dati preliminari di Francia e Spagna di febbraio confermano la possibilità di un “rigurgito inflattivo” tra primo e secondo trimestre, tale da mettere in allarme le banche centrali e costringerle a fare qualcosa in più in termini di rialzo dei tassi e considerare una successiva pausa di qualche trimestre in luogo di qualche mese.

Questo spiega perché poco alla volta il tasso di approdo atteso (il cosiddetto terminal rate) si sposta verso l’alto, situandosi ora in prossimità del 4% per la BCE e al 5,5% per la Fed.

Tornando al tema inflazione, a sorprendere maggiormente da inizio anno è stata in particolare l’inflazione spagnola, visto che in questo paese sono state implementate misure di contenimento del rialzo del prezzo nel settore trasporti insieme ad un marcato abbassamento dell’IVA nel comparto alimentare, oltre al contenimento del rialzo dell’energia, beneficiando di un particolare meccanismo di price cap sul gas che è stato concesso dalla UE solo a Spagna e Portogallo.

Gli sforzi del premier Sanchez per contenere l’inflazione in un anno elettorale importante per la Spagna (elezioni regionali e il prossimo 10 dicembre anche elezioni politiche) si stanno rivelando ancora non completamente efficaci.

Se il tema inflazione rimane centrale, progressivamente ad esso si sta affiancando anche un altro fattore potenzialmente più temibile, ossia il ridimensionamento delle iniezioni di liquidità, che in alcune aree si sta già convertendo in drenaggio.

È il caso degli Usa, dove la dinamica annuale dell’aggregato monetario M2 è già in negativo, mentre sta rallentando velocemente la crescita degli aggregati di area Euro e Giappone. In senso opposto la Cina, alle prese con il tentativo di rilanciare la crescita.

A cura di  Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte

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