C’era una volta un consulente che si credeva un dipendente a partita iva

Pubblichiamo di seguito un interessante post apparso su LinkedIn a firma Beatrice Cicala, esperta in organizzazione del lavoro e gestione del tempo per consulenti finanziari. Al centro dell’intervento la miopia di tanti professionisti di fronte alle potenzialità offerte dal proprio ruolo e dalla propria funzione, anche in relazione al supporto che altre figure professionali potrebbero fornire.

C’è un motivo per cui il consulente finanziario medio non si avvale di un’assistente personale: non sa cosa farle fare.

Non è vero che costa troppo.

Semplicemente non sa cosa farle fare.

Se sapesse cosa farle fare e perché, l’assumerebbe domani.
Full Time, indeterminato. Senza pensarci.

Da anni sbatto la testa sul far comprendere ai consulenti finanziari il valore dell’assistente personale e di tutte le cose che questa risorsa potrebbe fare per liberare tempo prezioso al consulente stesso e metterlo nelle condizioni di generare nuovo business.

Sono stata un’assistente personale per 15 anni.

Un mese e mezzo dopo l’apertura della mia partita iva mi sono avvalsa della collaborazione di un’assistente personale, senza la quale non sarei mai riuscita a portare al successo la mia attività.

Sapevo esattamente come impiegare ogni minuto liberato, per produrre nuovo business che avrebbe ripagato, con margine, il lavoro di entrambe.

Eppure non riuscivo a replicare il metodo, non riuscivo a far capire quanto fosse semplice liberare tempo per implementare il giro d’affari.

Non abbastanza. Erano troppo pochi.

Per quale motivo non riuscivo ad essere efficace?

Com’era possibile che così pochi Consulenti Finanziari comprendessero l’enorme opportunità di raddoppiare letteralmente il giro d’affari grazie al supporto di una propria assistente?

Ero io a sbagliare, forse? Comunicavo male?
Non mi presentavo bene?
Non riuscivo a farmi capire?

No.

O meglio, la mia comunicazione ha sempre margine di miglioramento.

Ma non era questo il punto.

Il consulente finanziario medio non sa cosa far fare ad un’assistente personale perché lui stesso non sa cosa fare per sé, per la propria impresa, per sviluppare il proprio business.

Il consulente finanziario medio non ha una visione di sé.
Vive la professione day by day.

Non ha la più pallida idea di cosa fare per produrre nuovo business, per acquisire nuovi clienti, per portare ad un livello successivo la propria attività.

Non ha competenze di marketing, non ha competenze imprenditoriali.

Ed è pazzesco perché sono le competenze che gli serviranno da qui in avanti, per non restare tagliato fuori dal mercato.

Ero convinta che i Consulenti Finanziari fossero dei Liberi Professionisti e che pertanto si comportassero e guidassero le loro attività come degli imprenditori.

Ho scoperto mio malgrado che buona parte di loro è un dipendente a partita iva.

Ho scoperto mio malgrado che l’idea romantica che avevo dei consulenti finanziari, non corrispondeva al consulente finanziario medio che, drogato dalla banca che “lo mantiene” a viaggi, incentivi, promozioni, apertivi ed eventi, ha scordato il giorno in cui ha aperto la sua partita iva.

Ha scordato il giorno in cui, aprendola, desiderava essere l’artefice del suo destino.

Un vero peccato.

Senza visione, senza sapere esattamente a cosa ti serve il tempo, capisco che non ci sarà mai niente da delegare.

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