Asset allocation: un tris per la transizione energetica

Dopo aver sperimentato tassi d’interesse in calo per una generazione, gli investitori si trovano alle prese con un nuovo scenario. I Fed Funds sono scesi dal massimo del 20% nel 1980 fino a zero nel 2008 (e di nuovo nel 2020), cosa che ha gonfiato le valutazioni di tutti gli altri asset.

L’effetto è stato più significativo per gli asset a lunga duration, come gli immobili, il mercato azionario (in particolare i titoli growth) e in genere le asset class speculative. Nel mondo post-COVID ci troviamo però di fronte a scarsità di manodopera e materie prime e all’effetto inflazionistico della deglobalizzazione: sembra che stiamo entrando in un nuovo contesto per gli investimenti, in cui le persistenti pressioni sui costi suggeriscono una tendenza al rialzo dei tassi di interesse. Tassi d’interesse più elevati aumentano il costo del debito e riducono il reddito disponibile, limitando i consumi, e spingendo al ribasso i titoli growth, ben lontani dai loro massimi; se i tassi d’interesse rimarranno elevati, questa pressione continuerà.

“In questo contesto di notizie economiche negative, c’è un settore in cui il boom è appena iniziato: spinti dagli obiettivi climatici, dalla necessità di sicurezza energetica e dal desiderio di stimolare la crescita, i governi stanno puntando tutto sulla transizione energetica“. Parola di Roger Mortimer, portfolio manager di Kraneshares, che di seguito illustra nel dettaglio la propria view.

La legge statunitense Inflation Reduction Act (IRA), e il REPowerEU sono esempi di piani di stimolo dei governi mirati a sviluppare le industrie funzionali a promuovere la transizione energetica, che avranno l’effetto di far crescere ed adottare rapidamente tutta una serie di tecnologie e processi funzionali a questo sviluppo, grazie agli incentivi finanziari messi a terra.

L’IRA ha un budget nominale di 369 miliardi di dollari per i programmi di sicurezza energetica e cambiamento climatico, ma Credit Suisse stima che, poiché gli incentivi non sono limitati e lo schema è molto interessante, la spesa pubblica finale consentita dall’IRA potrebbe superare gli 800 miliardi di dollari. Altre stime sono ancora più elevate: Goldman Sachs ritiene che l’IRA potrebbe portare alla mobilitazione di 1.500 miliardi di dollari di capitali per l’energia pulita negli Stati Uniti entro il 2032.

L’Europa è in qualche modo minacciata dalla portata degli incentivi dell’IRA e i leader dell’UE stanno ora elaborando un “Piano Industriale Green Deal”, una versione rafforzata della precedente iniziativa. Secondo le prime indiscrezioni, il piano europeo ricalcherebbe l’IRA nella misura dei suoi incentivi e le due regioni potrebbero collaborare per lanciare una forma di “IRA atlantica”. Goldman Sachs valuta che l’IRA europea potrebbe mobilitare 4.000 miliardi di euro di capitale entro il 2032.

Tuttavia, i combustibili fossili rappresentano ancora quasi l’80% dell’utilizzo di energia a livello globale: un numero che è rimasto sostanzialmente invariato da quarant’anni. Riteniamo che la maggiore opportunità di creazione di valore sociale e finanziario derivi dall’investimento nelle aziende che fanno parte del problema ma che gestiscono attivamente la transizione.

Le aziende che operano in settori ad alte emissioni e che sono oggetto di politiche di transizione energetica hanno davanti a loro un ciclo di investimenti senza precedenti. I governi le stanno rifornendo di denaro, facendo pendere l’economia della decarbonizzazione a loro favore e facilitando le decisioni di allocazione del capitale a loro vantaggio. L’effetto è una strabiliante opportunità: la possibilità di rinnovare interamente il proprio business model in un enorme ciclo di investimenti che guiderà la crescita degli utili.

La nostra view è che le aziende ad alte emissioni possono creare valore per gli azionisti grazie al processo di decarbonizzazione. Per le aziende attualmente ad alte emissioni, l’idea di diventare più ecologiche presenta molteplici vantaggi: una crescita più rapida, un possibile guadagno di quote di mercato rispetto ai concorrenti che si muovono più lentamente, il potenziale di espansione dei margini grazie alle crescenti economie di scala che riducono i costi delle nuove tecnologie, un accesso al capitale a costi inferiori e un universo di azionisti in crescita, il che implica una valutazione potenzialmente più elevata. La percezione di queste aziende da parte degli investitori cambierà: prima percepite come aziende a bassa crescita ed alto impatto ambientale, saranno sempre più viste come leader della crescita verde, e di conseguenza saranno rivalutate attraverso l’adozione di multipli più elevati.

Tre esempi di società che stanno seguendo questo percorso e che abbiamo nel nostro portafogli sono la società mineraria canadese Teck Corporation, l’utility tedesca RWE e il conglomerato indiano Reliance Industries.

Teck Corporation ha recentemente annunciato lo scorporo della sua attività di produzione di carbone per l’acciaio, che rappresenta il 55% dei suoi profitti lordi, in una società separata denominata Elk Valley Resources. La società che continuerà a operare, che sarà rinominata Teck Metals, è una potenza nella produzione di rame e zinco, entrambi metalli chiave per l’elettrificazione.

Anche RWE sta subendo una trasformazione simile, passando da un modello basato sulla CO2 a uno verde. Fornitore strategico di energia elettrica in Germania, l’azienda ha in programma di triplicare la sua capacità di generazione netta entro il 2030, e tutto ciò che sta costruendo è nell’ambito delle energie rinnovabili.

Anche Reliance Industries si sta trasformando per soddisfare la domanda di energia rinnovabile in rapida crescita in India. La nazione, importatrice di energia, ha l’obiettivo di ottenere il 50% di potenza elettrica installata cumulativa da fonti rinnovabili entro il 2030 e ha uno dei più grandi programmi di crescita delle rinnovabili al mondo, sostenuto da politiche che proteggono e incentivano l’industria locale. Reliance sta investendo pesantemente in tutta la catena di valore dell’energia verde, destinando il 68% del suo capitale di investimento energetico alle attività legate alla transizione, il più alto tra le principali compagnie petrolifere. La transizione energetica sta alimentando la crescita e l’aumento della redditività che, a nostro avviso, favorirà la creazione di valore per gli azionisti.

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