Mercati, gli Usa tra l’incudine e il martello

Ecco il weekly outlook di Allianz Global Investors a cura di Sean Shepley, Senior Economist.

La politica monetaria statunitense è entrata in una nuova fase dal momento che il repentino incremento dei tassi di interesse e l’inversione della curva dei rendimenti hanno toccato un nervo scoperto nel sistema finanziario e le autorità sono state costrette a intervenire per occuparsi dei fallimenti della Silicon Valley Bank (SVB) e della Signature Bank a distanza di poco tempo. Il Tesoro USA, la banca centrale statunitense, Federal Reserve (Fed) e l’autorità di controllo USA, Federal Deposit Insurance Corporation, hanno agito rapidamente e di concerto per cercare di evitare una crisi del sistema finanziario statunitense allentando le condizioni per i prestiti interbancari dietro garanzia e dando garanzie ai depositanti assicurati e non assicurati presso le due banche.

Questo crack ha scatenato forti oscillazioni sui mercati. In tre giorni il rendimento dei titoli USA a 2 anni ha registrato la variazione più ampia dal crollo dei mercati azionari di ottobre 1987 – prima di tale data modifiche più consistenti ai rendimenti erano avvenute solo in presenza di tassi di interesse a due cifre (cfr. Grafico della settimana). L’entità della reazione del mercato è in parte attribuibile alle tempistiche: solo due giorni prima, il Presidente della Federal Reserve Powell aveva rilasciato una dichiarazione citando l’intenzione della Fed di accelerare la stretta monetaria se necessario. Di conseguenza, molti investitori hanno coperto il rischio di portafoglio associato al rialzo dei tassi USA, assunto un sottopeso o shortato direttamente. Le ultime notizie e il successivo brusco cambio di momentum hanno probabilmente costretto gli investitori a rivedere in tempi brevissimi tali esposizioni.

La Fed ha ancora i suoi buoni motivi per contrastare l’inflazione elevata, basti pensare agli ultimi dati del CPI (inflazione dei prezzi al consumo), tuttavia nell’immediato lo scopo della politica monetaria sarà quello di sostenere la stabilità e il funzionamento di base del sistema finanziario. Senza queste garanzie, la Fed perderebbe la sua capacità di stabilire il livello finale dei tassi di riferimento poiché l’inasprimento delle condizioni finanziare diverrebbe imprevedibile. Eventuali interruzioni del normale flusso del credito e della liquidità provocherebbero una serie di shock a cascata nell’economia USA, alimenterebbero il rischio di recessione e favorirebbero una contrazione più grave di quanto sinora previsto.

 

Le autorità sperano che la situazione torni presto alla normalità. Ciononostante, prevediamo che al prossimo incontro la Fed “giocherà in difesa”. A seconda delle condizioni del mercato, la banca centrale USA potrebbe persino decidere di lasciare i tassi di riferimento invariati anche se aveva dichiarato l’intenzione di alzarli ulteriormente in caso di necessità. Anche qualora decidesse di alzare ancora i tassi di interesse, probabilmente la Fed modificherà i toni verso una maggiore cautela circa la linea monetaria futura.

A nostro avviso occorre inoltre un approccio prudente in merito alle prospettive di azioni e altri asset rischiosi. Riteniamo infatti che tali strumenti saranno più sensibili di quanto lo siano stati sino ad ora a un ulteriore inasprimento monetario e che nei prossimi mesi gli investitori terranno in maggiore considerazione lo spettro della recessione.

Infine, gli eventi della scorsa settimana ci ricordano che l’inasprimento monetario non può essere un processo indolore quando l’inflazione è molto radicata nell’economia, come negli ultimi due anni. Dalle decisioni delle banche centrali in un contesto di maggiore stress gli investitori si faranno un’idea della loro determinazione a riportare l’inflazione sotto controllo e dell’entità delle conseguenze dei loro interventi.

La settimana prossima

Negli Stati uniti si terrà la riunione della Fed e saranno resi noti gli indicatori anticipatori e i dati sul mercato residenziale e sugli ordinativi di beni strumentali. La pubblicazione di tali statistiche subito dopo uno shock del sistema finanziario tende ad avere un effetto minore sui mercati, tuttavia prevediamo che il settore residenziale continuerà a risentire dei tassi di interesse più alti e sappiamo che negli ultimi mesi il trend degli investimenti in immobilizzazioni è stato debole. Dal momento che i mercati saranno verosimilmente attenti a qualsiasi segnale di debolezza ciclica, un’eventuale perdita di slancio dei PMI (Purchasing Manager Index, indice dei responsabili degli acquisti) assumerebbe probabilmente un rilievo particolare.

Nell’area euro, la bilancia delle partite correnti dovrebbe aver beneficiato del calo dei prezzi del gas ed evidenziare una ripresa verso il surplus; per lo stesso motivo la fiducia dei consumatori potrebbe aver recuperato ancora terreno. Il sondaggio ZEW tra gli analisti finanziari potrebbe essere uno dei primi a mostrare le conseguenze del fallimento delle due banche USA, mentre i PMI flash daranno un’idea più precisa della ripresa nell’area euro nel primo trimestre.

Nel Regno Unito l’evento della settimana sarà la riunione della Bank of England. Sebbene il Regno Unito non sia direttamente interessato dal crollo delle banche USA, non dimentichiamo che la Bank of England è una delle banche centrali meno determinate ad alzare ancora i tassi di interesse, pertanto in questo momento l’eventuale decisione di non modificare la linea monetaria non sorprenderebbe più di tanto. In febbraio l’inflazione complessiva dovrebbe rallentare ulteriormente; le vendite al dettaglio e il sondaggio della CBI (Confederation of British Industry) sul settore retail dovrebbero mostrare ancora debolezza. I PMI potrebbero avere effetti più rilevanti dopo il consistente rimbalzo registrato dal settore dei servizi in febbraio.

In conclusione, prevediamo che la rigidità della posizione della Fed possa creare un contesto di mercato più difficile rispetto a quello dei primi mesi dell’anno. L’inasprimento della banca centrale probabilmente susciterà maggiore trepidazione che nei mesi scorsi e gli investitori adotteranno maggior cautela verso gli asset rischiosi.

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