Finalmente siamo arrivati ad un punto di svolta per le crypto in Europa, in cui a breve entreranno in vigore nuove leggi che permetteranno ai provider di servizi legati a token crittografici di operare in modo corretto e trasparente, senza la paura di svolgere pratiche considerate illegali.

Dunque niente più zone grigie ed incertezze sul futuro delle criptovalute in Europa.

Tuttavia, anche se il Parlamento Europeo approverà il testo finale del Mica, sarà necessario attendere altri 18 mesi per far scattare l’obbligo di adeguamento.

In questo lasso di tempo, il regolamento dovrà essere trascritto in più di 20 lingue ufficiali in EU per poi essere pubblicato in Gazzetta ufficiale.

L’augurio è che entro il 2024 le criptovalute non saranno più considerate fuorilegge ma parte integrante dell’attuale sistema finanziario con tutti i vantaggi e gli svantaggi annessi.

Alla fine la Commissione Europea ha deciso che i non-fungible tokens che rappresentano opere d’arte, collezioni digitali o real estate  non faranno parte della regolamentazione del MiCA, dunque non saranno soggetti alle regole descritte dal testo.

Unica nota da considerare, il fatto che se verranno emessi NFT frazionati o mintati in serie, quest’ultimi verranno considerati fungibili, dunque adeguati come mezzo di pagamento, ergo saranno soggetti a prescrizioni.

Lo stesso destino è capitato al settore della finanza decentralizzata che non ricade nella regolamentazione europea.

Questo vale purché sia mantenuta l’effettiva decentralizzazione delle piattaforme in cui si offriranno i prodotti classici della DeFi come il liquidity providing, il leverage trading ed il lending e borrowing di crypto asset.

Se, invece, saranno creati token legati ad aziende, quest’ultime avranno l’obbligo di ottenere i permessi per essere venduti in Europa.

fine, per quello che riguarda le stablecoin, queste dovranno seguire regole precise:

I volumi di transazione delle stable (non peggate all’euro)  come mezzo di scambio devono rimanere al di sotto della media trimestrale di 200 milioni di EUR al giorno e di 1 milione di transazioni al giorno.

Questi limiti non valgono però per il trading su exchange.

Qualora un operatore superi le soglie descritte, dovrà smettere di erogare tali servizi o presentare un piano per riportare i volumi a livelli regolamentari.

Le nuove regole in EU per gli exchange ed i fornitori di servizi finanziari legate alle criptovalute

Per quanto riguarda gli exchange di criptovalute o più in generale i fornitori di servizi finanziari crypto centralizzati le cose si complicano.

I recenti crolli di exchange come The Rock Trading o FTX hanno messo in guardia i legislatori dal liberalizzare completamente questa fattispecie di piattaforme.

La discriminante per comprendere se gli exchange ricadono all’interno della normativa è rappresentata dal fattore “marketing attivo”, come descritto dall’articolo 61.

Cercando di semplificare, se i provider di servizi come gli exchange svolgeranno attività di promozione in Europa per attirare clienti all’interno delle loro piattaforme, queste dovranno iscriversi obbligatoriamente ad un registro specifico e comunicare lo svolgimento delle loro operazioni presso l’OAM, secondo quanto specificato dalla direttiva UE 2018/843.

Se, invece, gli exchange non faranno nessuna attività di marketing in Europa ed i clienti sceglieranno di loro volontà di utilizzare questi servizi, la regolamentazione non vige.

Attenzione, però, perché questa indicazione è da riferirsi agli operatori che hanno sede fuori dall’Unione Europea.

Difatti, sono molti gli exchange che hanno sede negli Stati Uniti ed svolgono le loro attività anche in Europa, come ad esempio Coinbase.

Se un exchange ha sede legale in Europa, le precedenti normative rimangono in vigore.

Questo rappresenta un punto molto interessante su cui riflettere.

Cosa faranno ora gli exchange che hanno sede al di fuori dell’Europa per incrementare la propria mole di utenti? Quali attività saranno considerate marketing attivo e quali no?

Inoltre, cosa faranno i nuovi player che hanno pianificato di entrare nel settore come banchi di scambio di criptovalute con sede in EU?

Decideranno di spostare la propria sede all’estero o si impegneranno per ottenere tutte le dovute licenze per operare in modo corretto e trasparente?

A quest’ultima riflessione non è possibile dare una risposta concreta ora.

Il futuro ci mostrerà come evolverà la situazione per il settore degli exchange in Europa e se questi saranno penalizzati dal nuovo regolamento MiCA, dando sempre per scontato che verrà approvato dal Parlamento Europeo. Ai posteri l’ardua sentenza.