Dollaro, petrolio, Fannie, Lehman… per fortuna è venerdì

La settimana in via di conclusione è stata forse finora per gli investitori la più difficile del 2008. Non tanto per l’aumento della volatilità sugli indici generali (il picco è stato infatti inferiore ai massimi precedenti) contenuto in pochi punti percentuali, quanto per la rottura delle correlazioni a livello di settori e industrie.

Il settore delle risorse di base, che nelle precedenti fasi di mercato tendeva a controbilanciare in un senso o nell’altro gli indici azionari, in settimana ne ha amplificato la discesa a causa del crollo generalizzato delle materie prime. Tale movimento sembra generato più che dai fondamentali dell’asset class (comunque in peggioramento dato il rallentamento della congiuntura), da un massiccio delevereggiamento del mercato.

Contemporaneamente il dollaro ha raggiunto nuovi massimi dell’anno contro la maggiore parte delle altre valute, arrivando contro Euro a cavallo di 1,39, livello che non si raggiungeva da circa un anno.

La settimana infatti è stata contraddistinta da diverse ondate di panico, esattamente come quella precedente. Nel fine settimana è stata annunciata la nazionalizzazione di [s]Fannie  Mae[/s] e [s]Freddie Mac[/s] (che ne ha di fatto azzerato il valore delle azioni) che per quanto scontata ha impattato in modo molto positivo soprattutto sul settore bancario.

A partire da martedì il mercato ha messo sotto osservazione Lehman Brothers, riducendone la capitalizzazione circa del 75% in poche sedute.
La causa è stata la conclusione dei colloqui per la cessione della società con la Korean Development Bank. Non essendo del tutto chiari i motivi che hanno portato alla rottura delle trattative, la speculazione ha avuto gioco facile nel fare le ipotesi più negative.

I risultati del terzo trimestre rilasciati con una settimana di anticipo pur mostrando alcuni sensibili miglioramenti rispetto ai trimestri precedenti, non sono stati tale da fugare i dubbi sulla società.

In uno scenario altamente volatile e di difficile interpretazione per gli investitori il [s]petrolio[/s] e le materie prime (ed i titoli ad essi legati) ne hanno quindi fatto le spese, favorendo appunto un recupero del dollaro.

Questi movimenti sono stati troppo veloci e necessiterebbero a nostro avviso almeno di una fase di consolidamento. Per le prossime settimane a fronte di una possibile favorevole conclusione del “caso Lehman” (acquisto da parte di un competitor per una cifra irrisoria?) ipotizzeremmo quindi il petrolio a $110 al barile, il dollaro in area 1,44 contro euro, un recupero degli indici azionari.

Ulteriore recupero sul reddito fisso delle scadenze più lunghe.  Il movimento rialzista nondimeno sembra arrivato.  Il rendimento del decennale negli Stati Uniti al 3,6% ci sembra infatti superabile solo a fronte di una situazione ancora molto dolorosa. Viceversa a fronte di un allentamento delle tensioni, è prevedibile un ritorno in area 4% di rendimento. Il tasso variabile e le scadenze brevi a reddito fisso ci sembrano quindi ancora da preferire nel breve termine.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!