Di certo malgrado le apocalittiche previsioni di analisti e politici sulle conseguenze di un default statunitense, i mercati sembrano decisamente sereni sulla prospettiva di una soluzione imminente, anche all’ultimo minuto. Tanto che il Nasdaq si porta a un soffio dai massimi a 52 settimane, trainato al rialzo dagli investimenti legati all’intelligenza artificiale.
Attenzione però: il Wall Street Journal ha fatto notare che senza la componente “intelligenza artificale”, il rialzo dello S&P500 da inizio anno nell’ordine dell’8% si sarebbe tramutato in un ribasso tra il 2% ed il 3%.
Volatilità, comunque ora di fatto, ai minimi da un anno a questa parte, segno che di preoccupazione ve ne è invero poca..
Passando alle materie prime, il segno di un certo rilassamento nei timori degli investitori si ravvisa anche nelle quotazioni dell’oro, fino a qualche giorno fa in predicato di sfidare i massimi storici in area 2.075 dollari oncia e oggi con convinzione sotto quota 2.000.
Recupera, per contro, il petrolio Wti (elemento che segnala una confidenza del mercato sulla ripresa economica in generale), che si attesta in area 73 dollari per barile malgrado i dati EIA siano stati meno che entusiasmanti delle stime, con una salita delle scorte di greggio pari a 5 milioni di barili (maggior incremento da metà febbraio) e un domanda di distillati che si porta sui livelli stagionali più depressi in un decennio (eccezion fatta per il 2020).
A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim