Mercati, debito Usa: l’accordo ci sarà, ma occhio alla volatilità

Un accordo dell’ultimo minuto sull’aumento del tetto al debito è l’esito più probabile“. Ad affermarlo è Michelle Cluver, portfolio strategist di Global X, che di seguito illustra nel dettaglio la propria view sull’argomento in funzione di quanto potrebbe accadere sui mercati finanziari prossimamente.

Come nel caso dei negoziati del 2011 e del 2013, a nostro parere questa trattativa si concluderà probabilmente a pochi giorni dalla scadenza del 1° giugno fissata dal Tesoro. Andare un giorno o due al di là di questo limite non dovrebbe comunque portare a un default, ma non vale la pena testare l’ipotesi poiché la spesa per il welfare sarà probabilmente una delle prime aree colpite. La scadenza può contribuire a forzare un accordo dell’ultimo minuto e coprire le spese già concordate.

Il negoziato è ormai concentrato su quattro aree chiave: 1) il recupero dei fondi per il Covid non spesi, 2) riforma dei permessi per l’energia, 3) il tetto di spesa federale e 4) i requisiti di lavoro per chi riceve aiuti governativi. Mentre sui primi due punti c’è un maggiore accordo, i secondi due sono i veri nodi del negoziato. Le opzioni in campo sono due: un accordo totale e un accordo temporaneo, che mantiene il governo finanziato per un breve periodo di tempo. Sebbene la prima opzione sia lo scenario ideale, entrambe sono possibili.

I mercati finanziari stanno monitorando gli sviluppi dei negoziati e, sebbene sia in corso una trattativa difficile, rimangono ottimisti sul fatto che il tetto del debito sarà alzato prima che il governo americano non riesca a pagare i suoi conti.  La volatilità sui listini azionari rimane dunque bassa, ma con l’avvicinarsi della scadenza è probabile aumenti. In ogni caso, è altamente improbabile ci sia un default: gli Stati Uniti sono finanziariamente in grado di far fronte ai propri obblighi, si tratta solo di garantire la volontà politica.

Nel frattempo, sui mercati obbligazionari le società investment grade hanno emesso finora in questo mese bond per 112 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 46 miliardi di dollari del maggio 2022 e tre volte di più rispetto al valore del debito societario emesso ad aprile. Diversi fattori hanno incoraggiato l’aumento delle emissioni di debito societario, tra cui le preoccupazioni per la recessione e il potenziale aumento della volatilità in prossimità del 1° giugno. I costi di finanziamento, infatti, aumentano con l’avvicinarsi della scadenza del tetto del debito, e dunque la difficoltà della trattativa ha esercitato una pressione a evitare una stagione estiva di finanziamenti potenzialmente molto volatile.

Una volta raggiunto un accordo sul tetto del debito, inoltre, è probabile che si verifichi un forte aumento delle emissioni di Treasury. Questa impennata dell’offerta spingerà probabilmente al rialzo i rendimenti dei titoli di stato USA, e pertanto le società hanno avuto un ulteriore incentivo a emettere debito prima di un accordo. Chiaramente il mancato raggiungimento di un’intesa entro la scadenza causerebbe turbolenze ancora maggiori, con un potenziale declassamento del rating creditizio.

Da un punto di vista di posizionamento del portafoglio, l’impatto a lungo termine di questo braccio di ferro politico è minimo. I Treasury in scadenza intorno al 1° giugno sono attualmente meno appetibili e offrono un rendimento più elevato. Tuttavia, con l’avvicinarsi di questo termine, è probabile il sentimento di risk-off cresca, il che ironicamente sarebbe positivo per i Treasury a più lunga scadenza. Un posizionamento difensivo del portafoglio è comunque importante sia per il rallentamento dell’economia sia per l’aumento della volatilità azionaria che probabilmente si verificherà nei prossimi giorni.

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