Mercati, Hera: l’analisi fondamentale di My Finance Club

Questo articolo è tratto da My Finance Club, il primo portale italiano di ricerche e studi sui mercati finanziari rivolto a investitori retail.

Hera è la multi-utility italiana del Centro-Nord-Est, offrendo servizi di distribuzione e vendita di gas (45% del totale Margine Operativo Lordo 2022), servizi di raccolta rifiuti (26%), acqua (20%) ed elettricità (6%), principalmente in Emilia Romagna, Veneto, Friuli, Marche, Abruzzo e Toscana.

Hera è anche uno dei pochi “dividend aristocrats” di Borsa Italiana, visto che dalla sua nascita nel 2002 e quotazione, la società è sempre riuscita a incrementare o tenere stabile il suo dividendo senza mai tagliarlo, con un incremento medio annuale del 4%, restituendo al contempo un rendimento medio annuo (inclusi dividendi) del 9% negli ultimi 10 anni.

Tale ritorno è assolutamente rispettabile per questo tipo di società, dato il settore molto stabile e regolamentato, che protegge la società da rischi e incertezze, ma dall’altro ne riduce gli upside per il titolo. Ebbene, nonostante performance finanziarie positive nel 2022, il titolo ha incredibilmente perso oltre il 30% del suo valore lo scorso anno, sia sulle attese del rialzo dei tassi (che va a penalizzare il costo di raccolta del denaro per le società più indebitate, come le utility) sia per gli impatti dell’esplosione dei prezzi del gas, che hanno fatto esplodere le passività di hedging, incrementando il Debito Netto e comprimendo il valore dell’Equity (cioè il prezzo azionario), come da grafico.

Infatti quando un’utility vende gas, tipicamente lo acquista sul mercato o lo produce ad un determinato prezzo. Poi, dovendo consegnare quel gas solo tra 6-12 mesi agli utenti finali, si copre sull’esposizione al prezzo, tipicamente con degli “short” sul gas, per preservare i suoi margini. Questo vuol dire che se il prezzo del gas dovesse scendere nei mesi successivi al suo acquisto, la società guadagnerebbe dallo “short”, ma andrebbe a perderci al momento della vendita al cliente, visto che appunto i prezzi saranno scesi. Al contrario – ed è quello che è successo l’estate scorsa con l’esplosione del prezzi del gas – se i prezzi della commodity salgono, la società perderà sugli “short” ma guadagnerà sul prezzo finale di vendita. Peccato che questi “short” siano andati così tanto in perdita da alimentare una serie di “margin call” che sono costate alla società il forte aumento del Debito Netto (Debt/Ebitda salito da 2,8x nel Q1-22 a 3,6x nel Q3-22), penalizzandone il valore in Borsa.

Adesso fortunatamente le tensioni sul gas si sono ridotte e questo, assieme alla prossima “pausa” delle Banche Centrali sull’aumento dei tassi, dovrebbe sostenere i corsi azionari di Hera. Sempreché Putin non decida nuovamente di non far più arrivare gas nei nostri gasdotti la prossima estate…

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