Paesi emergenti, le opportunità nel lungo termine

La view di Xavier Hovasse, head of emerging equities di Carmignac e co-gestore del fondo Carmignac portfolio Emerging Patrimoine, sia azionario sia obbligazionario.

Il contesto generale rimane complicato per il debito dei mercati emergenti e si prevede che la volatilità continuerà durante l’intero 2023. Tuttavia, le valutazioni sono notevolmente migliorate e il debito sembra ora aggiornare i rischi noti, motivo per cui potrebbe offrire un potenziale di rendimento interessante per gli investitori con un approccio basato sulla ricerca a lungo termine. Ne parliamo con Xavier Hovasse (nella foto), head of emerging equities di Carmignac e co-gestore del fondo Carmignac portfolio Emerging Patrimoine, sia azionario sia obbligazionario.

 Quali sono i motivi per cui un’allocazione nei mercati emergenti resta interessante?

L’inflazione nei mercati emergenti ha avuto un andamento relativamente migliore rispetto ai paesi sviluppati. Di conseguenza, i paesi emergenti sono stati i primi a frenare i rialzi dei tassi e probabilmente inizieranno un ciclo di allentamento monetario (Brasile, Ungheria, Polonia, Cile). Inoltre, i segnali di rallentamento economico negli Stati Uniti dovrebbero pesare sul dollaro, che a sua volta contribuirà a sostenere le valute dei mercati emergenti contro il dollaro.

Vede buone opportunità nei bond in valuta locale di alcuni paesi che sono stati proattivi nelle loro scelte di politica monetaria? Può fare un esempio?

Riteniamo che le economie dei paesi che hanno aumentato maggiormente i tassi e che stanno mostrando segni di esaurimento (soprattutto Repubblica Ceca e Ungheria) saranno le più propense ad avviare un ciclo di riduzione dei tassi. Nelle nostre allocazioni, privilegiamo paesi come Ungheria, Brasile, Messico e Repubblica Ceca per il debito locale. Continuiamo inoltre a privilegiare i Paesi manifatturieri che nel lungo periodo beneficeranno del ‘nearshoring’, ossia del rimpatrio delle catene produttive in Paesi più vicini e stabili (Romania, Polonia, Messico, ecc.).

Quali sono le opportunità a lungo termine che sostengono i mercati emergenti? Ad esempio, il vantaggio demografico, la capacità produttiva, i vantaggi delle risorse, lo sviluppo delle infrastrutture…

Ci sono grandi tendenze strutturali che favoriscono i paesi emergenti, e la crisi del Covid le ha accelerate. La rivoluzione tecnologica che sta stravolgendo la nostra vita quotidiana e che è fortissima in Asia (Cina e Corea); lo spostamento del potere economico verso l’Oriente (i giganti dell’Asia come Cina, Corea Taiwan, India); i mercati emergenti che negli ultimi anni sono passati dall’imitazione all’innovazione, fattore cruciale che gioca a loro favore nel lungo periodo. Tutto questo sta avendo molto impatto su settori come l’e-commerce, i pagamenti digitali e il mobile banking. È qui che si trovano le aziende tech innovative che saranno in prima linea in questa rivoluzione industriale.

 La Cina si trova in una fase critica e deve affrontare tre grandi sfide: la rivalità geopolitica con gli Stati Uniti, le persistenti conseguenze del Covid-19 e le difficoltà del settore immobiliare. Questo metterà alla prova la determinazione dei leader di Pechino. Cosa ne pensa?

Il nuovo premier cinese Li Qiang ha affermato che la Cina continuerà a puntare sull’apertura (e sulle riforme) per raggiungere gli obiettivi di crescita a lungo termine, allineandosi ulteriormente ai più elevati standard normativi commerciali internazionali e migliorando i servizi pubblici alle imprese straniere. Secondo noi non è tanto il mercato immobiliare quello su cui investire quanto piuttosto i settori dei servizi e dei consumi.

 E l’America Latina?

L’Asia presenta un mix molto eterogeneo di economie e aziende che consentono all’investitore di orientarsi verso numerosi e diversi ambiti d’investimento, dall’high-tech al low-tech, dai consumi interni alle commodity globali. Quanto all’America Latina, guardiamo a Brasile e Messico. Sono entrambi esportatori di materie prime, beneficiano degli alti prezzi delle commodity (petrolio, materie prime agricole, rame, ecc.). Le aziende messicane stanno beneficiando di una tendenza strutturale che punta alla delocalizzazione. Con le forti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina e con le imprese di tutto il mondo che stanno riconfigurando le proprie catene di fornitura globali, il Messico è destinato a registrare il maggiore aumento delle esportazioni verso i mercati regionali.

 

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