Lehman Brothers, retroscena di un fallimento

Cominciano a trapelare le prime indiscrezioni sulla fine di Lehman Brothers. A meno di una settimana da quando la banca statunitense ha dichiarato bancarotta  e richiesto la tutela dei creditori offerta dal Chapter 11, molti si sono chiesti come si è potuto arrivare a tanto.

Pochi giorni prima dell’implosione, Lehman stava conducendo trattative febbrili con la Korea Development Bank per cedere una quota importante del proprio capitale.

La trattativa però fallisce poche ore prima del disastro e lo scorso venerdì il gruppo coreano controllato dal Governo ha ritirato la propria offerta. Ora nuovi dettagli spiegano che la banca coreana offrì al top management di LB 6,40 dollari per ogni azione Lehman Brothers. Richard Fuld, Ceo del gruppo, invece chiedeva che il prezzo di vendita fosse  di 17,50 dollari e così l’affare salta.

A conferma di questo ci sono le parole del Ceo della banca coreana, Min Euoo Sung che ha confermato i dettagli dell’offerta ma non la quota oggetto di interesse. Se il deal fosse andato a buon fine, avrebbe valutato Lehman Brothers circa 5,3 miliardi di dollari. Il prezzo includeva un premio del 30% sui prezzi di Borsa.

Indiscrezioni cercano inoltre di dare risposta alla seconda domanda di tutti: perché lasciare fallire una banca con 150 anni di storia?

Anche in questo caso è il ‘gossip’ finanziario a farsi avanti. Sei mesi prima del collasso, le Autorità americane avevano chiesto a Lehman Brothers di sistemare i propri conti e portare l’esposizione verso i titoli legati ai mutui immobiliari sotto controllo. Questo probabilmente non deve essere avvenuto visto che quando c’era da decidere se procedere contro o  a favore di Lehman, l’amministrazione americana scelse di lasciarla andare.

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