Commento di Florian Späte, Senior Bond Strategist di Generali Investments
L’andamento dei mercati obbligazionari internazionali non ha mostrato un quadro chiaro a luglio. Mentre le banche centrali internazionali hanno attenuato la loro retorica su ulteriori rialzi dei tassi di riferimento, spingendo i rendimenti a breve termine verso sud in misura modesta, i buoni dati economici statunitensi hanno fatto salire i rendimenti obbligazionari a lungo termine. In particolare, la curva dei rendimenti in area euro a 2/10 anni si è posizionata ai livelli di metà giugno.
Non ci aspettiamo grandi movimenti sui mercati obbligazionari internazionali durante la pausa estiva. Anche se i tassi d’inflazione dovessero continuare a diminuire moderatamente, i solidi dati economici statunitensi e i rendimenti decennali che sono ben al di sotto del tasso di riferimento impediscono un calo significativo dei rendimenti nel breve termine.
La Fed e la BCE hanno evitato di fornire una forte guidance a luglio. Ciononostante, i mercati vedono ancora il 25% di probabilità di un rialzo da parte della Fed e il 70% di probabilità di un rialzo da parte della BCE a settembre. Secondo noi, le aspettative sulle mosse della Fed saranno deluse. Al contrario, continuiamo a prevedere un ulteriore intervento da parte della BCE. Questo andamento divergente non dovrebbe mancare di avere un impatto anche sulle obbligazioni a più lunga scadenza. Sebbene si debba sottolineare che le aspettative sui tassi di riferimento a medio termine, in particolare, determinino i rendimenti delle obbligazioni a 10 anni, il potenziale di ribasso è maggiore negli Stati Uniti, in quanto il grado di inasprimento della politica monetaria negli Stati Uniti è molto più pronunciato rispetto all’Europa.
Non prevediamo tagli dei tassi di riferimento da parte della BCE fino alla metà del 2024. Prevediamo invece 3 tagli (ciascuno di 25 punti base) da parte della Fed entro un anno (in media i rendimenti USA a 10 anni scendono di 60 punti percentuali entro un anno dall’ultimo rialzo).