Il Ministro Giorgetti, durante la conferenza stampa dopo il CdM, ha chiarito che in futuro lo Stato non intende svolgere solo il ruolo di acquirente. Riguardo alle privatizzazioni, in particolare, ha affermato che “potrebbero esserci partecipazioni da cui è necessario disinvestire“.
Secondo Il Messaggero, il riferimento più immediato riguarda il caso di Mps, in cui il MEF detiene il 64% del capitale. In passato erano state considerate altre possibilità, come ad esempio nel settore delle Ferrovie, soprattutto per ciò che concerne l’alta velocità. Tuttavia, al momento non vi sono segnali che tali progetti siano nuovamente all’ordine del giorno.
Recentemente, Tajani ha focalizzato l’attenzione principalmente sui porti, nonostante l’opposizione di Salvini, ma questa visione abbraccia anche la gestione dei rifiuti e il trasporto pubblico locale. Tali settori sono ben rappresentati nel portafoglio delle amministrazioni locali.
Tra le partecipazioni direttamente possedute dal MEF, fanno notare da Equita, vi sono il 53.3% di Enav (equivalente a 1.1 mld di euro), il 29.3% di Poste Italiane (3.9 mld), il 4.7% di Eeni (2.3 mld), il 14.1% di STMicroelectronics (5.5 mld), il 30.2% di Leonardo (2.3 mld), il 23.6% di Enel (14.7 mld) e il 64% di Mps (2.1 mld).
Equita ricorda che i proventi delle privatizzazioni costituiscono un’entrata una tantum e, pertanto, mirano principalmente alla riduzione del debito pubblico piuttosto che all’impiego per coprire le spese previste dalla manovra finanziaria