Ieri la decisione di non inasprire ulteriormente la politica monetaria è stata presa in risposta all’indebolimento dell’economia dell’Eurozona, dato che i produttori devono fare i conti con la debolezza della domanda interna ed esterna, mentre anche le società di servizi segnalano un rallentamento dell’attività.
Anche il tasso d’inflazione si è notevolmente moderato negli ultimi mesi, scendendo da un picco del 10,6% su base annua a ottobre 2022 al 4,3% nell’ultimo dato rilasciato a settembre. Gran parte di questo calo è stato causato dall’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia dello scorso anno, che è venuto meno nel confronto annuale dei prezzi. Si prevede un ulteriore calo dell’inflazione, ma la presidente della Bce Christine Lagarde suggerisce che persistono rischi di un’inflazione più elevata.
Nel dettaglio, la Lagarde ha dichiarato che: “Ci si attende tuttora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato; inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi”. Tuttavia, in riferimento alla decisione di mantenere i tassi invariati, ha affermato che: “Siamo determinati ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2% a medio termine. In base alla nostra attuale valutazione, riteniamo che i tassi di interesse di riferimento della Bce si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo”.
“Sebbene non vi sia alcuna indicazione che ulteriori aumenti dei tassi siano fuori discussione, il linguaggio utilizzato suggerisce che la Bce dovrebbe vedere un significativo deterioramento delle prospettive di inflazione. In effetti, la decisione di mantenere i tassi invariati era ampiamente attesa dai mercati finanziari”, fa notare Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist di Schroders, che di seguito illustra la propria view nel dettaglio.
Guardando avanti, la prossima mossa sarà probabilmente incentrata sul bilancio della Bce e sul ritmo della riduzione delle misure di supporto. Le pressioni al rialzo sui rendimenti obbligazionari degli ultimi tempi sono state imputate a “fattori esterni”, ma è chiaro che la Bce continua a tenere d’occhio la capacità dei Paesi, in particolare dell’Italia, di finanziarsi in modo sostenibile e ordinato.
Per quanto riguarda i tassi di interesse, la prossima mossa sarà probabilmente un taglio, probabilmente nel 2024. La data e l’entità del taglio dipenderanno dai progressi compiuti per riportare l’inflazione verso il target.