Il generale ottimismo dei mercati azionari, associato anche all’impulso generato dalla debolezza relativa del dollaro, si espande anche sulle materie prime, sebbene con opportune distinzioni. Al record le quotazioni dell’oro ma il petrolio ieri ha accusato la sessione peggiore da due settimane a questa parte complici anche le rilevazioni dell’API che hanno registrato una salita nelle scorte su base settimanale pari a 1,8 milioni di barili e potenzialmente il decimo incremento settimanale consecutivo all’importante hub di Cushing che se confemrato dalla EIA oggi, segnerebbe la serie di incrementi più lunga dal 2016.
Toni positivi anche sul mercato dei metalli non ferrosi, che apriranno l’anno già a ridosso dell’importante appuntamento legato alla dichiarazione opzioni di gennaio. A contatto di quota 8.700 dollari per tonnellata il rame, offuscato però dalle sempre robuste performances di nickel e alluminio (malgrado per quest’ultimo la robusta consegna di materiale all’LME ieri per oltre 15.000 tonnellate) con rialzi nell’ordine del 2,6% ieri per entrambi i contratti, proseguiti sul mercato asiatico questa mattina.
E se l’alluminio sembra beneficiare delle recenti problematiche in Guinea che potrebbero interdire le spedizioni di bauxite in Cina, oltre alle interruzioni produttive segnalate nella provicnia del Ganzu cinese, il nickel dal canto suo si rafforza sull’onda delle proteste dei lavoratori in Indonesia dopo un incendio che ha provocato 19 vittime presso un impianto gestito dalla Tsinghshan Holding Group.
A cura di Michael Palatiello, ad e strtegist di Wings Partners Sim