“Nonostante la solida performance degli asset rischiosi registrata finora quest’anno, riteniamo che gli investitori debbano moderare le loro aspettative di debolezza del dollaro americano“. A daffermarlo è Fredrik Repton, gestore del fondo Neuberger Berman Global Opportunistic Bond di Neuberger Berman, che di seguito spiega la view sul biglietto verde.
Negli ultimi due mesi del 2023, il dollaro statunitense, misurato dal Dollar Index, si è deprezzato del 5%. Questa debolezza è stata in gran parte determinata dal pivot della Fed, che ha spinto gli asset rischiosi, normalmente finanziati attraverso il dollaro, ai massimi dell’anno. Nonostante la solida performance degli asset rischiosi nel 2024, riteniamo però eccessive che le aspettative che il dollaro segua il copione dello scorso anno.
In primo luogo, il calo del dollaro alla fine del 2023 non è stato completamente sostenuto dai differenziali di interesse. Se da un lato le aspettative di taglio dei tassi della Federal Reserve sono aumentate in modo significativo, dall’altro sono aumentate anche le aspettative di taglio da parte di altre banche centrali. L’effetto è stato che il differenziale di interesse a due anni, un importante motore dei tassi di cambio, non si è spostato materialmente contro il dollaro. Inoltre, il livello assoluto dei tassi di interesse sostiene il dollaro: il differenziale di interesse implicito in un contratto a termine a un anno tra il dollaro e l’euro rimane all’1,6% a favore del dollaro, nonostante l’entusiasmo per il ciclo di allentamento della Fed.
Anche le prospettive di crescita e inflazione possono costituire un ostacolo a una significativa debolezza del dollaro. Anche quest’anno la crescita nell’area dell’euro dovrebbe essere più debole rispetto agli Stati Uniti, mentre l’inflazione, headline e core, è ora a livelli più alti negli Stati Uniti rispetto all’area dell’euro. A sottolineare la crescita più solida e la dinamica dell’inflazione negli Stati Uniti è la netta differenza di orientamento fiscale. Si prevede che questa tendenza continui nel corso dell’anno, probabilmente (come prevedono alcuni analisti) sostenuta da un maggiore impatto dell’Inflation Reduction Act.
Da ultimo, il panorama geopolitico dovrebbe aiutare il biglietto verde. Gli operatori di mercato sembrano essere stati colti alla sprovvista dalla forte affermazione elettorale di Donald Trump in Iowa e New Hampshire. L’incertezza politica in Europa, Cina e Russia è inoltre elevata – e storicamente l’incertezza politica ha favorito il dollaro.
Considerando tutti questi fattori, riteniamo che il dollaro americano, già sopravvalutato secondo alcune stime di fair value a lungo termine, quest’anno oscillerà probabilmente in un’ampia banda, ma si rafforzerà in misura modesta.