Asset allocation: ecco perchè i titoli value batteranno i growth

Gli analisti si aspettano che gli utili continuino ad accelerare quest’anno, con stime consensuali che prevedono una crescita del 12% per l’S&P 500. Le aspettative di condizioni finanziarie più favorevoli hanno contribuito a sostenere i guadagni. Le ultime proiezioni della Fed stimano una mediana di tre tagli dei tassi quest’anno, nonostante alcuni recenti segnali di inflazione più caldi del previsto.

Dal punto di vista dei mercati, sottotraccia le azioni delle società tecnologiche hanno continuato a sostenere le performance, anche se nell’ultimo mese la diversificazione del mercato è migliorata leggermente.

Alla fine del primo trimestre del 2024, oltre l’80% dei componenti dell’S&P 500 ha superato la media mobile a 200 giorni, il che, a parte una breve incrocio a gennaio, segna il primo periodo sostenuto dal 2021. Storicamente, le azioni hanno ottenuto buoni risultati quando la rotazione settoriale è aumentata, con l’S&P 500 in media in crescita del 13,2% nei successivi 12 mesi.

Tra i settori, i servizi di comunicazione hanno dominato il trimestre, seguiti da energia e tecnologia dell’Informazione, ma anche il settore finanziario e industriale hanno sovraperformato l’indice più ampio. Le piccole capitalizzazioni sono invece rimaste ancora indietro rispetto alle grandi capitalizzazioni. Riteniamo però che potrebbero ricevere un sostegno soprattutto con un più ampio rimbalzo dei guadagni atteso per il Russell 2000 rispetto all’S&P 500.

I titoli growth hanno superato quelli value, ma questi ultimi potrebbero essere pronti a recuperare, date le forze cicliche positive. Dal punto di vista globale, le azioni statunitensi hanno superato sia i mercati sviluppati internazionali che i quelli emergenti, anche se le azioni giapponesi hanno registrato un forte rally a seguito di un maggior ottimismo riguardo al miglioramento dell’economia.

In conclusione riteniamo le azioni statunitensi abbiano beneficiato di diverse sorprese economiche positive che hanno consentito e sostenuto un inizio d’anno eccezionale. Tuttavia i rischi legati alla volatilità rimangono, ma secondo noi si sta costruendo un momento positivo per il proseguimento di questo trend di medio periodo positivo.

Non tralasciamo di citare poi altri rischi. Uno di questi nel medio periodo è quello derivante dal protezionismo (sia che venga eletto Trump, che nuovamente Biden). Questo perché un mercato toro dentro ad un’economia protetta è negativo per gli utili globali. Lo spostamento verso un commercio gestito in modo più globale è un’altra metrica che stiamo osservando attentamente.

Contrariamente a quanto normalmente accade, una delle caratteristiche di questo decennio è stato il mercato toro dentro il protezionismo: solo lo scorso anno il numero delle restrizioni commerciali imposte ha superato le 3.000. Secondo noi, la globalizzazione non è morta, ma è sempre più avvolta in una rete di tariffe, barriere commerciali, restrizioni degli investimenti e mosse correlate. A guidare il mondo lungo la via protezionistica sono stati la Cina e gli Stati Uniti, spingendo il resto del mondo a seguire con restrizioni commerciali reciproche.

Strettamente legata all’aumento delle barriere commerciali globali è stata anche la marcata crescita del protezionismo degli investimenti, ovvero l’aumento delle barriere e delle regolamentazioni agli investimenti diretti esteri. Finora, molte multinazionali statunitensi hanno fatto un lavoro rispettabile nel cambiare e adattare le catene di approvvigionamento globali, anche se più il mondo si allontana dal libero scambio e abbraccia le restrizioni commerciali, maggiore è il rischio per le grandi multinazionali statunitensi. Da qui il nostro continuo monitoraggio del mercato toro dentro un’economia protetta.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

 

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