I titoli auriferi sono legati al prezzo dell’oro. E se il prezzo del metallo giallo sale, solitamente anche i prezzi dei titoli auriferi seguono al rialzo. Pertanto, il recente record dell’oro avrebbe dovuto essere una buona notizia per i titoli delle società minerarie (ci sono circa 85 società aurifere quotate in borsa degne di nota, con una capitalizzazione di mercato complessiva di circa 325 miliardi di dollari).
Invece, stranamente, negli ultimi due anni le azioni aurifere hanno sottoperformato in modo significativo rispetto all’oro.
“Per capirne il motivo, dobbiamo capire perché l’oro ha sovraperformato e ciò potrebbe indicarci quando i titoli minerari auriferi potrebbero tornare a sovraperformare“. Parola di Albert Chu, portfolio manager e Angus Poland, analista specializzato in strategie sulle risorse naturali di Man Group, che di seguito spiegano la view nel dettaglio.
Le società aurifere non stanno beneficiando della corsa all’oro – Fonte: Bloomberg, Man Group
Perché l’oro è salito così tanto?
Per gli investitori, l’oro è spesso considerato un porto sicuro in tempi di incertezza. Può infatti proteggere dall’inflazione e offrire diversificazione rispetto al dollaro americano. Queste caratteristiche hanno portato il metallo prezioso a sovraperformare l’indice S&P negli ultimi due anni.
In questo contesto, la geopolitica ha svolto un ruolo importante: la guerra in Ucraina ha dato il via a una “corsa per la sicurezza” e il conflitto in Medio Oriente ha fatto sì che gli investitori avessero bisogno di una copertura contro ogni potenziale escalation.
Ma la risposta degli Stati Uniti all’invasione russa è stata probabilmente più incisiva dell’invasione stessa. Gli Stati Uniti hanno deciso di congelare gli asset in dollari di proprietà della banca centrale russa. Questa mossa ha sorpreso i detentori stranieri di dollari e ha indotto molte banche centrali a diversificare i propri asset rispetto al dollaro. L’oro può offrire proprio questa diversificazione: non è emesso da nessun paese o banca centrale e non comporta quindi rischi politici o di credito.
Le banche centrali hanno aumentato i loro acquisti di oro a livelli record – con quelli della People’s Bank of China che hanno rappresentato oltre il 70% degli acquisti del metallo prezioso da parte delle banche centrali lo scorso anno – facendone salire il prezzo. Anche i consumatori cinesi hanno investito in oro, vedendo diminuire la propria ricchezza netta a causa della crisi immobiliare e della discesa dell’indice azionario di riferimento Hang Seng.
I principali fattori che hanno spinto il prezzo dell’oro sono stati dunque la diversificazione delle banche centrali rispetto al dollaro e la ricerca di sicurezza da parte dei consumatori cinesi.
Le ragioni alla base dell’acquisto di oro da parte di entrambi non hanno quindi spinto i prezzi dei titoli auriferi. Entrambi i gruppi sono infatti acquirenti atipici di azioni aurifere: le banche centrali raramente investono in specifici sottosettori del mercato azionario e gli investitori cinesi retail tipicamente non investono in azioni dei paesi occidentali. Inoltre, aspetto forse ancora più importante, i titoli auriferi sono denominati in dollari e i loro profitti sono anch’essi nella stessa valuta: non sono quindi un buon veicolo di diversificazione rispetto al dollaro.
Meno appetito dall’Occidente
Mentre dall’Asia orientale si acquistava oro, coloro che lo detenevano in Occidente lo vendevano, come è stato evidente dall’andamento degli ETF sull’oro degli ultimi due anni. Ciò può essere attribuito in gran parte all’aumento del rendimento dei Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS). Il rendimento dei TIPS è una proxy dei tassi di interesse reali. Quando sale, gli investitori possono ottenere un rendimento reale privo di rischio più elevato; quindi, possono vendere oro e scambiarlo con dollari. Quando il rendimento dei TIPS scende, accade il contrario. Grazie agli acquisti asiatici, l’oro ha resistito bene in un contesto di aumento del rendimento dei TIPS. Gli investitori occidentali sono preoccupati che questa relazione si inverta nel momento in cui il prezzo dell’oro dovesse scendere.
Il valore dei titoli minerari auriferi aumenta (quasi) sempre quando il prezzo dell’oro sale. E questi titoli potrebbero sovraperformare quando gli acquirenti occidentali tornano a interessarsene. Storicamente, questo avviene quando il taglio dei tassi d’interesse è imminente, non quando viene costantemente rimandato. In alternativa, una “corsa all’oro” potrebbe essere provocata da un catalizzatore di altro tipo, ad esempio un’escalation del conflitto mediorientale o una svalutazione dello yuan cinese.