Deflazione: le tipologie di obbligazioni vincenti e perdenti in questo scenario.

Titoli a tasso fisso a breve scadenza
Nello scenario “deflattivo” i titoli a tasso fisso a breve scadenza (1-3 anni) rappresentano una sorta di “via di mezzo”; consentono infatti tassi relativamente elevati per un certo intervallo di tempo, il rischio però è che vadano a scadenza proprio quando i rendimenti offerti saranno molto bassi.

Titoli a tasso fisso a lunga scadenza.
I titoli a tasso fisso a lunga scadenza (oltre 7 anni) sono ovviamente tra quelli che beneficiano maggiormente dello scenario deflattivo. Da un lato infatti garantiscono un rendimento elevato per molti anni dall’altro, man mano che i tassi scendono, incorporano plusvalenze che consentono un disinvestimento anticipato con forti guadagni.

Titoli a tasso variabile
Sono ovviamente tra le categorie di titoli meno appetibili in questo scenario, dato che vanno a incorporare cedole via via decrescenti. Se non altro tuttavia non dovrebbero subire forti oscillazioni di prezzo.

Titoli zero coupon
Per questi titoli vale quanto detto per quelli a tasso fisso a lunga scadenza. Ovviamente non c’è flusso cedolare ma le aspettative di rivalutazione aumentano moltissimo in caso di scenario deflattivo.

Titoli inflation linked (emissioni parametrizzate tipo BTP i.l. e OAT i.l.)
Sebbene (ovviamente) penalizzati dallo scenario deflattivo, va comunque ricordato che questi titoli sono assai sensibili ai tassi di interesse. Dato che lo scenario deflattivo implica una forte discesa dei tassi, l’andamento di questa tipologia di titoli sarebbe comunque positivo, anche se molto meno rispetto alle normali obbligazioni a tasso fisso.

Titoli inflation linked (emissioni indicizzate tipo emittenti corporate o supranational)
Le cedole di questi titoli sarebbero fortemente penalizzate, tuttavia anche per questi titoli il calo dei tassi ridurrebbe l’impatto negativo della riduzione del flusso cedolare. Va inoltre ricordato che molti di questi titoli hanno una cedola minima (seppure molto bassa tra l’1% e il 2%), che in uno scenario “giapponese” con tassi vicini allo zero consentirebbe addirittura una plusvalenza sul prezzo.

Titoli “CMS”
Questi titoli a tasso variabile dovrebbero essere moderatamente favoriti, visto che nello scenario deflattivo la riduzione dei tassi di interesse a breve termine dovrebbe risultare maggiore di quelli a lungo termine (soprattutto nella prima fase), favorendo questa particolare tipologia di obbligazioni a tasso variabile. I rendimenti e le possibili plusvalenze sarebbero comunque inferiori rispetto ai normali titoli a tasso fisso.

Titoli “CMS 10-2”
Questi titoli, essendo molto sensibili sia all’andamento generale dei tassi, sia alla forma della curva, dovrebbero guadagnare doppiamente da uno scenario di deflazione. Assieme alle obbligazioni a tasso fisso e a lunga scadenza, questa tipologia di obbligazioni potrebbe risultare tra quelle maggiormente premianti. Gran parte di questa tipologia di titoli è stata emessa negli anni 2004-2005 e tratta molto al di sotto della pari.

Titoli “reverse floater”
Questi titoli rappresentano la massima esposizione all’oscillazione dei tassi. Nel caso di uno scenario deflattivo consentirebbero quindi cedole molto elevate e plusvalenze molto significative. Gran parte di questa tipologia di titoli è stata emessa negli anni 1997-2000 e tratta al di sotto della pari.

Titoli di Stato – Titoli “Corporate”
In uno scenario deflattivo, che implica quindi difficoltà economiche sia per i settori industriali che per quello bancario, sono in generale preferibili gli investimenti a basso rischio come i titoli di stato, alle emissioni finanziarie e societarie.

In conclusione, con uno scenario praticamente capovolto rispetto a giugno, quando la Banca centrale Europea alzò i tassi per il timore dell’inflazione, potrebbero tornare ad essere vincenti le tipologie di titoli che solo 3 mesi fa sembravano nettamente da evitare e viceversa.
Certo la situazione potrebbe ancora cambiare, ma dopo queste ultime settimane ci sembra assai improbabile che non si materializzi un forte rallentamento economico e una forte attenuazione delle pressioni inflattive.

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