Dal rame un allarme alla Bce

Nell’asse class delle materie prime le quotazioni dei metalli non ferrosi rimangono sostenuti. A cominciare da quelle del rame, che sembra ben impostato dal punto di vista tecnico per rivedere la soglia dei 9.500 dollari per tonnellata entro breve termine. Tuttavia, dal punto di vista dei fondamentali, i segnali sui consumi specie in Europa sono sempre più deboli.

La Germania infatti, più grande consumatore europeo di rame, registra una domanda molto depressa (con i premi sui catodi regionali ai minimi dallo scorso febbraio) a causa essenzialmente della difficile situazione in cui versa il settore industriale teutonico.

A favore dei Tori sul rame c’è comunque il fatto che gran parte delle importazioni di questa commodity dall’America Latina sono ora deviate sugli Stati Uniti, mentre le importazioni dalla Russia sono calate drasticamente e la produzione interna ha subìto un nuovo colpo dalle problematiche incorse dallo smelter Ronnskar della Boliden.

“Il fatto che la domanda rimanga così debole nella prima economia europea potrebbe rappresentare un segnale di allarme per la nostra BCE: chissà che ora che la Fed ha sdoganato una politica espansiva, anche la Banca Centrale Europea decida di essere un po’ più incisiva sul costo del denaro….”, commenta Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!