“Può il battito d’ali di una farfalla in Cina scatenare un uragano nei mercati globali?” È una domanda classica quando si parla di teoria del caos, ma gli ultimi eventi sembrano confermare che Pechino abbia messo in pratica questa idea in modo magistrale.
Solo pochi giorni fa, la Cina era praticamente assente nei radar degli investitori internazionali: i dati dei prime brokers mostravano un’esposizione minima dei fondi al mercato cinese, ai livelli più bassi degli ultimi cinque anni.
Addirittura, secondo i sondaggi di BofA, la strategia più popolare tra i gestori di fondi era puntare contro le azioni cinesi, subito dopo l’inossidabile entusiasmo per le Big Tech americane. Anche JPMorgan si era arresa, abbandonando ad inizio mese le raccomandazioni di acquisto sui titoli cinesi, in attesa delle prossime elezioni americane
Ma tutto è cambiato in un battito d’ali. Con un intervento coordinato che ha visto il coinvolgimento non solo della Banca Popolare Cinese, ma anche di massicce misure fiscali, Pechino ha messo in campo una strategia a tutto campo per riaccendere l’economia: abbassamento del coefficiente di riserva obbligatoria, riduzione dei principali tassi di interesse e l’annuncio di una nuova ondata di spesa pubblica che prevede un’emissione obbligazionaria pari a quasi la metà delle misure adottate durante la Grande Crisi Finanziaria.
Il mercato cinese ha visto un’inversione di marcia fulminea: dalla scorsa settimana, l’indice Shanghai Composite e l’Hang Seng di Hong Kong hanno registrato un balzo del 13%, segnando l’incremento più rapido dell’ultimo decennio. Rimbalzo che ha portato il principale indice di Hong Kong a chiudere venerdì ad un +21%, ovvero riportando un rendimento persino maggiore di quello di Wall Street, con lo S&P 500 a un +20,3%.
Questo slancio non si è fermato ai confini della Cina. Anche le Borse europee e americane hanno beneficiato di questa ondata di ottimismo, come se il vento di Pechino avesse attraversato oceani e continenti, portando con sé un nuovo vento di ottimismo.
Il repentino cambio di sentiment nei mercati cinesi è stato accompagnato da dati di trading sorprendenti. Soltanto oggi, il volume degli scambi ha superato un trilione di yuan nei primi 30 minuti di apertura, polverizzando ogni record precedente. Questo boom ha generato una reazione a catena che ha trasformato l’indifferenza in pura frenesia, tanto che molte società di brokeraggio cinesi hanno dovuto estendere i loro servizi con un’attività non-stop, offrendo assistenza 24/7 per gestire il forte aumento delle nuove aperture di conti.
Nel frattempo, l’indice Hang Seng segna un incremento di oltre il 3%, continuando a beneficiare del trend rialzista iniziato l’11 settembre e avvicinandosi ai massimi degli ultimi venti mesi, con rialzi diffusi in tutti i settori.
Gli investitori sono convinti che questo rally possa durare, almeno nel breve periodo, sostenuto dall’ampia iniezione di liquidità e dall’impegno dichiarato del Politburo cinese di raggiungere l’ambizioso obiettivo di crescita del PIL per il 2024.
Non a caso, la Banca Popolare Cinese ha annunciato domenica scorsa nuove misure per favorire il settore immobiliare, ordinando alle banche di abbassare i tassi sui mutui casa esistenti entro il 31 ottobre. A questo scenario si aggiungono gli ultimi dati PMI, che hanno fornito un ulteriore motivo di ottimismo: l’attività manifatturiera cinese si è contratta meno del previsto a settembre, mentre il settore dei servizi è rimasto sostanzialmente stabile. Anche se i numeri non sono entusiasmanti, sono stati sufficienti per alimentare un pizzico di speranza in un contesto che solo poche settimane fa sembrava avvolto dall’incertezza.
A cura di Gabriel Debach, market analyst di eToro