La corsa dell’oro non conosce sosta: il prezzo spot del metallo ha sfiorato la soglia dei 2.800 dollari l’oncia. Un rally in linea con i dati del World Gold Council, secondo i cui calcoli la domanda mondiale del metallo è aumentata del 5% nel terzo trimestre, toccando 1.313 tonnellate e portando il valore complessivo oltre i 100 miliardi di dollari, un nuovo record assoluto. Un boom degli acquisti principalmente sostenuto dagli investitori occidentali bilanciando un calo della domanda in Asia, specifino dal World Gold Council.
La crescita della domanda ha sostenuto l’oro in un’impennata costante nei mercati delle materie prime, con il metallo che ha guadagnato oltre un terzo del suo valore dall’inizio dell’anno.
John Reade, head strategist del World Gold Council, ha spiegato che gli “investitori professionali e istituzionali” spinti dal timore di “perdere un’opportunità” sono tra i maggiori protagonisti del trend. Molti di questi investitori, ha poi osservato Reade, non hanno preso parte al rally nella prima metà dell’anno, ma ora sono in piena attività. Il fenomeno del cosiddetto “FOMO” (Fear of Missing Out) è evidente anche nella scarsità di correzioni significative nel corso del 2023, ha aggiunto l’esperto.
Oro: i due motori principali della crescita
In un contesto di incertezza economica e geopolitica, l’oro si conferma un bene rifugio particolarmente attrattivo per gli investitori. Due fattori cruciali stanno trainando questa corsa all’acquisto: l’attesa per la riunione della Federal Reserve e le imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, previste entrambe per la prossima settimana.
Nell’immediato, l’attenzione è concentrata sui dati del PIL americano del terzo trimestre. Le decisioni della Fed in merito ai tassi di interesse potrebbero essere influenzate dall’andamento dell’economia, e qualsiasi variazione rispetto alla crescita prevista del 3% potrebbe modificare la politica della banca centrale. Se il dato fosse inferiore alle aspettative, aumenterebbero le preoccupazioni riguardo una possibile recessione negli Stati Uniti, il che potrebbe spingere la Fed a mantenere una linea aggressiva di allentamento. Tale scenario gioverebbe all’oro, che risulta vantaggioso in condizioni di bassi tassi d’interesse, poiché il suo “costo opportunità” viene ridotto. Anche i dati in arrivo questa settimana su inflazione e occupazione statunitense saranno fondamentali per comprendere le prossime mosse della Fed.
Sul fronte delle elezioni USA, gli investitori sono preoccupati per il crescente debito pubblico. Né Donald Trump né Kamala Harris sembrano intenzionati a ridurre la spesa pubblica per contenere il deficit federale, prospettando quindi un ulteriore aumento dell’indebitamento già significativo.