Mercati, investimenti e Halloween: da M&G cinque grafici finanziari da paura

Con l’avvicinarsi di Halloween non dovremo temere solamente fantasmi e demoni: anche i mercati finanziari offrono molte ragioni per essere terrorizzati. Dal crollo della fiducia dei consumatori all’aumento del debito, il panorama economico è disseminato di inquietanti segnali di instabilità.

Anche quest’anno il team Fixed Income di M&G Investments analizza cinque grafici “paurosi” che rivelano alcune tendenze inquietanti nei mercati globali. Nonostante a un primo sguardo i dati potrebbero sembrare non poi così spaventosi, un’analisi più approfondita mostra che le minacce si nascondono nei dettagli…

Automobili e case? …Un connubio agghiacciante

Secondo i sondaggi dell’Univeristà del Michigan, i consumatori ritengono che quello attuale sia il momento peggiore degli ultimi 40 anni per acquistare una casa o un’automobile, un segnale estremamente preoccupante. Investimenti chiave come questi possono essere motori cruciali della crescita economica e un’intenzione di acquisto così bassa potrebbe suggerire che la gravità del rallentamento economico sia al momento sottovalutata.

Mentre l’intenzione dei consumatori vacilla, anche il mercato del lavoro mostra incertezza.

I dipendenti sono terrorizzati all’idea di licenziarsi, le aziende ad assumere

Il mercato del lavoro statunitense appare in buona salute, soprattutto dopo che i salari (eccezion fatta per i lavoratori agricoli) di settembre hanno superato le aspettative degli economisti e la disoccupazione è scesa al 4,1%. Tuttavia, analizzando la situazione con più attenzione, i tassi relativi a nuove assunzioni e dimissioni si sono ridotti, raggiungendo livelli tipici dei tempi di recessione. Le aziende esitano ad assumere lavoratori a tempo pieno e i dipendenti sono restii a licenziarsi, per via di timori circa la sicurezza del posto di lavoro e di minori opportunitàa disposizione. Questi segnali di debolezza suggeriscono che gli effetti della politica monetaria restrittiva potrebbero essere più gravi di quanto non emerga dai dati occupazionali.

Il problema potrebbe non riguardare solo il mercato del lavoro: la fragilità economica si sta riverberando in tutta l’economia, spinta dalla perdurante morsa della politica monetaria…

L’ululato dei tassi restrittivi si ripercuote sull’economia

La politica monetaria è stata restrittiva per molto tempo e, poiché funziona con un certo grado di ritardo, i suoi effetti sull’economia reale si stanno manifestando solamente ora. Sebbene le banche centrali abbiano iniziato ad allentare la pressione, la politica resta più restrittiva rispetto al livello considerato neutrale con impatti sia sulle imprese che sui consumatori. Negli Stati Uniti, le richieste di Chapter 11, procedura che consente alle aziende in fallimento di rimborsare una parte dei propri debiti, sono in costante aumento, mentre i tassi di morosità superiori ai 90 giorni sulle carte di credito stanno salendo a livelli post crisi finanziaria globale. Fino a quando la politica monetaria non si allenterà in modo significativo, queste tendenze potrebbero continuare a persistere.

Mentre le pressioni economiche e finanziarie aumentano, i mercati del credito stanno valutando davvero tutti i rischi?

(Non così tanto) alto rendimento vs. investment grade

Nonostante gli inquietanti segnali d’allarme, i mercati del credito stanno prezzando un rischio minimo di forte rallentamento, per non parlare di una recessione, che potrebbe però avere un impatto significativo sui fondamentali del credito. Infatti, lo spread tra le obbligazioni investment grade e quelle high yield si è ridotto a poco meno del 2,7%, il livello più basso dal 2006. È possibile che gli investitori stiano sottovalutando il potenziale di turbolenza economica che sembra essere dietro l’angolo?

Al di là dei mercati obbligazionari, un’altra questione tormentata si presenta sotto forma di aumento del debito pubblico…

Il calderone del debito pubblico globale ribolle furiosamente

Non è una sorpresa che il debito pubblico a livello globale sia in costante aumento, ma vale la pena sottolineare quanto questa tendenza sia spaventosamente preoccupante. In Francia, ad esempio, la percentuale del debito pubblico lordo sul PIL ha raggiunto livelli allarmanti. Un debito elevato può avere un impatto sulla crescita, in quanto distoglie la spesa pubblica dagli investimenti produttivi per ripianare il debito. Ma può anche costringere le banche centrali a considerare i rischi fiscali relativi all’aumento dei tassi di interesse, poiché rialzi aggressivi potrebbero destabilizzare le finanze pubbliche. Con gli attuali livelli di debito che somigliano a quelli visti durante le recessioni, siamo sicuri che i governi sarebbero in grado di reagire a un’eventuale crisi futura?

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