La recente caduta della coalizione di Governo in Germania ha lasciato la principale economia dell’Eurozona in una situazione di incertezza politica, aggravando una stagnazione economica già evidente da diversi trimestri. La crescita trimestrale media dal 2021 si è attestata su un modesto 0,14%, con una combinazione di fattori interni ed esterni che compromettono la competitività del Paese.
In questo contesto, ecco di seguito la view di Felipe Villarroel, portfolio manager di TwentyFour AM
Il cosiddetto “freno al debito”, una regola fiscale che limita l’incremento strutturale del debito pubblico allo 0,35% del PIL annuo, è tornato in vigore quest’anno dopo una sospensione durata dal 2020. Questa misura, inizialmente concepita per garantire stabilità fiscale, sta ora frenando la capacità del governo di rispondere a sfide economiche senza precedenti. La proposta del cancelliere Olaf Scholz di sospendere nuovamente il freno al debito nel bilancio 2025 ha provocato una frattura insanabile nella coalizione, culminata con il licenziamento del ministro delle Finanze, Christian Lindner, e l’uscita del suo partito dalla maggioranza.
Un contesto economico e politico difficile
La Germania si trova ad affrontare una serie di difficoltà economiche:
- Prezzi dell’energia: La nuova realtà dei costi energetici ha eroso la competitività di alcuni settori chiave sui mercati internazionali.
- Possibili tensioni commerciali: La rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti ha aumentato i timori di una guerra commerciale, che potrebbe colpire in modo particolare un’economia aperta come quella tedesca.
- Stagnazione economica: Dopo due anni di crescita praticamente nulla, il consenso degli analisti prevede un’espansione limitata allo 0,7% per il 2025, un livello insufficiente per rilanciare in modo significativo l’economia.
Tuttavia, il rigore fiscale della Germania è controbilanciato da fondamentali economici solidi. Con un rapporto debito/PIL del 63%, il Paese registra il secondo livello più basso tra i membri del G7. Anche il deficit di bilancio del 2,5% è tra i più contenuti, e la Germania vanta un avanzo delle partite correnti superiore al 6% del PIL, riflettendo una posizione di credito netto verso il resto del mondo.
Prospettive politiche e fiscali
Nonostante alcuni commentatori abbiano ipotizzato che la crisi politica possa portare a un cambio radicale delle regole fiscali, una revisione del freno al debito appare improbabile nel breve termine. Qualsiasi modifica richiede una maggioranza di due terzi al Bundestag, un obiettivo difficile in un panorama politico frammentato.
La CDU/CSU, attualmente leader nei sondaggi, ha manifestato una cauta apertura alla riforma del freno al debito, ma solo per destinare eventuali risorse aggiuntive agli investimenti infrastrutturali. Friedrich Merz, leader della CDU, ha escluso aumenti significativi della spesa corrente o del welfare, confermando un approccio prudente.
Impatti sui mercati e sulla crescita futura
La crisi politica ha già avuto ripercussioni sui mercati finanziari. La prospettiva di un allentamento fiscale ha innescato un mini sell-off dei Bund tedeschi, ma senza un cambiamento strutturale delle regole fiscali, le pressioni al rialzo sui rendimenti sembrano temporanee. La capacità della Germania di rilanciare la crescita economica resta quindi limitata, e i dati recenti, sebbene positivi, suggeriscono che l’obiettivo di una ripresa sostenuta rimane lontano.
Con elezioni anticipate previste per febbraio, il futuro della politica fiscale tedesca è più incerto che mai. Tuttavia, in un momento di stagnazione economica e con una posizione fiscale invidiabile, molti osservatori concordano sulla necessità di un approccio più flessibile che permetta alla Germania di investire nel proprio futuro senza essere paralizzata dalla retorica della disciplina fiscale.