Mercati, settimana cruciale per il dollaro Usa

Il tasso di disoccupazione Usa torna a salire mentre i Nonfarm Payrolls salgono di nuovo dopo il brutto dato dello scorso mese, questa il resoconto finale degli ultimi dati dell’anno per il mercato del lavoro Usa.

In questo contesto, si avvia l’ultimo periodo dell’anno in cui vedremo le banche centrali di tutto il mondo decidere sui tassi di interesse; quindi ancora é tutto in gioco soprattutto per il dollaro americano che ha di fatto frenato la sua corsa contro le altre principali valute e che potrebbe vedere questa settimana come decisiva per la strutturazione di un’inversione di lungo periodo al ribasso“. L’avvertimento arriva da David Pascucci, analista di XTB , che di seguito illustra nei particolari l’outlook sulla divisa Usa e sui mercati finanziari ingenerale.

Inflazione Usa e dati del lavoro

Attesa per l’uscita dell’inflazione Usa che vedrá, secondo le stime, un rialzo al 2,7% dal 2,6%, un dato ancora pienamente al di sopra del target e che di fatto lascia la Fed ancora relativamente immobile di fronte all’aggressivitá attesa sui tagli dei tassi. Insieme all’inflazione che rimane ancora relativamente elevata, abbiamo dei dati del mercato del lavoro ancora poco chiari con la disoccupazione che torna a salire dal 4,1% al 4,2%, un rialzo assolutamente fisiologico e ancora molto lieve per considerare un crollo delle dinamiche lavorative in Usa, il tutto mentre i Nonfarm payrolls sfiorano la revisione negativa numero 17 su 21 dati per soli 1000 posti di lavoro, sfiorato quindi l’aggiornamento del record negativo dei dati del lavoro.

Il mercato del lavoro rimane l’incognita principale della Fed che di fatto non vede segni palesi di peggioramento tali da poter far pensare a manovre aggressive sui tassi di interesse, tassi che comunque sono visti al ribasso per la prossima riunione del 18 dicembre. Gli operatori, visti i dati e viste le prospettive del mercato del lavoro che non sono rosse, si attendono con una larga maggioranza un taglio dello 0,25%, un taglio oramai scontato dal punto di vista dell’esito futuro.

Stime di taglio dei tassi della Fed – Fonte: CME FedWatchTool

Bce al taglio? 

Settimana dove vedremo Bank of Australia, Bank of Canada e poi BCE, quest’ultima decisiva in termini di importanza sul mercato valutario. Pur non presentando numeri preoccupanti dal punto di vista dei dati del lavoro, con una disoccupazione ai minimi dal 1995, l’Europa sembra comunque piú preoccupata rispetto agli Usa.

I brutti dati PMI del settore dei servizi visti nel corso delle scorse settimane, mette pressione alla Lagarde che aveva esternato nelle recenti conferenze stampa come il settore dei servizi era il settore trainante l’economia europea, un’economia che ora é alle prese con la crisi del settore automotive, un settore divenuto molto particolare nel corso degli ultimi per via della sua struttura mutata nel corso del tempo. Osservando il comportamente della domanda e dell’offerta del settore in questione, possiamo dire che le automobili nel corso degli ultimi anni sono divenute dei veri e propri “crediti a 4 ruote” e considerando l’importanza di questo settore all’interno di un’economia come quella europea, le conseguenze potrebbero essere non proprio positive.

Si attende un taglio dello 0,25% dal 3,4% al 3,15% ma le condizioni per un taglio piú aggressivo si potrebbero vedere qualora ci fossero dei peggioramenti del mercato del lavoro, peggioramento che al momento non vediamo sui dati ufficiali che ancora vedono un mercato del lavoro solidissimo, ma solo su carta.

Dollaro sotto stress

Il dollaro é sotto pressione con l’arrivo dei tagli da parte delle banche centrali, Fed compresa.

Il dollaro si trova in una situazione tecnica che vede degli acquisti su Eur/Usd, Gbp/Usd e Usd/Jpy che nelle ultime tre settimane sembrano aver strutturato quello che sembra essere un rimbalzo contro il dollaro americano. A livello tecnico si attende quindi la conferma per questa settimana e successivamente la chiusura mensile. Solamente la chiusura mensile a ridosso o al di sopra dei minimi visti nel mese di novembre, potrebbe consacrare un inizio di 2025 a favore di tutte le majors contro il dollaro, una situazione tecnica meritevole di attenzione in quanto fondamentale anche per l’andamento del mercato azionario che al momento sembra non avere freni al rialzo.

Azionario al rialzo senza freni 

Scenario completamente riskon sull’azionario che sembra non avere una pausa. Tutto al rialzo, nessun problema all’orizzonte, eppure i mercati obbligazionari ci dicono tutt’altra storia con i rendimenti dei principali titoli a 10 anni che sono scesi in modo forte soprattutto nel corso delle ultime settimane.

Rientrano sui minimi dell’anno tutti i rendimenti dei principali titoli, dal Gilt, al Bund fino ai nostri Btp che registrano livelli minimi di rendimento che non si vedevano dal 2022, avvicinandosi cosí ai livelli di rendimento delle altre economie europee. Attenzione quindi a questo flight to quality in quanto sembra avviato sull’obbligazionario ma non sull’azionario che potrebbe vedere quindi una settimana di pausa dopo i forti rialzi visti la scorsa settimana.

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