Se le banche non prestano soldi e il debito societario è completamente paralizzato come mercato secondario, allora gli operatori che devono fare cassa e/o ridurre la leva vendono qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo.
L’investitore che può permetterselo in queste fase dovrebbe muoversi meno possibile, ed attendere l’auspicato calo della volatilità che prima o poi arriverà.
Intanto va segnalato un sensibile miglioramento dei tassi interbancari, anche se poi le banche continuano a non avere fiducia l’una nell’altra.
In ogni caso il libor a 3 mesi arrivato al 5% ci sembra già un ottimo risultato.
Partiamo dal dollaro, che da moneta negletta è diventato per il gioco (talvolta perverso) delle correlazioni un bene rifugio.
Scendono le borse, recupera il dollaro e viceversa. In ogni caso il trend contro euro (a meno di una politica fiscale basata solo sul deficit da parte del nuovo presidente statunitense) ci sembra segnato. A favore di dollaro.
Petrolio e materie prime sempre molto deboli; rallenta il ciclo economico per cui si devono vendere ad ogni prezzo.
Sbagliato. L’intervento dei governi e delle banche centrali prima o poi (speriamo prima che poi…) genererà inflazione e quindi a quel punto, le materie prime saranno un modo per cercare di coprirsi.
Dati macro: pessimi dovunque.
Nondimeno con quello che è successo (e che sta ancora succedendo) come potremmo aspettarci qualcosa di diverso?
Continuare a vendere azioni perché si va in recessione potrebbe essere sbagliato; non si può escludere che la recessione sia già nei prezzi.
Gli indici azionari stanno facendo saltare i nervi anche agli operatori più esperti e navigati: vedere utilities avere un’oscillazione giornaliera anche di 15 punti, è forse qualcosa che non vedremo più per qualche centinaio di anni.
Chi è in grado di farlo, ne approfitti.
In ogni caso l’abbassamento delle tensioni sull’interbancario, insieme all’insediamento del nuovo presidente negli Stati Uniti (dopo quello che i sondaggi definiscono il peggiore della storia), potrebbero innescare l’auspicato recupero che assorba magari il ribasso di settembre.
Dopo vedremo il da farsi, in quanto i dati macroeconomici torneranno poi a farla da padroni.
Una parola sulle trimestrali.
La maggiore parte delle società che sta riportando i risultati del terzo trimestre batte le stime, anche se fornisce un outlook molto prudente per il futuro. Ci sembra comunque un ottimo punto di partenza.
Tassi di interesse nel caos.
La liquidità fornita da governi e banche centrali genererà inflazione; nondimeno siamo in recessione e i tassi a breve, oltre al tasso di sconto, devono scendere.
Nel dubbio si vende il lungo e si comprano breve e tasso variabile.
Come dire che ci si gioca un irripidimento della curva.
Impostare le strategie di portafoglio in quest’ottica.