Il Governo italiano ha alla fine decretato di mantenere invariata al 26% l’aliquota sulle plusvalenze derivanti dalla compravendita di criptovalute per il 2025, rinunciando all’incremento al 42% inizialmente previsto nella Manovra finanziaria.
L’anno prossimo ci sarà però una modifica rilevante: la soglia di esenzione di 2.000 euro sarà abolita. Questo significa che un numero maggiore di investitori italiani, inclusi coloro con guadagni contenuti, dovrà pagare imposte sulle plusvalenze derivanti dalla vendita di criptovalute.
Tra le misure previste dalla Manovra 2025 spicca poi la possibilità di effettuare una rivalutazione straordinaria delle criptovalute non ancora dichiarate: investitori e trader potranno regolarizzare la loro posizione fiscale pagando un’imposta pari al 18% del valore complessivo delle criptoattività, calcolato sulla base del prezzo di mercato a gennaio del prossimo anno.
Questa misura rappresenta un’occasione interessante, soprattutto per coloro che possiedono criptovalute con valori significativi. La rivalutazione, infatti, permette di ottenere un valore fiscale aggiornato, riducendo il rischio di contestazioni future da parte dell’Agenzia delle Entrate
Cosa accadrà nel 2026
Attenzione inoltre: il quadro fiscale diventerà ancora più stringente a partire dal 2026, quando l’aliquota crescerà al 33 per cento.
Anche chi ha optato per la rivalutazione al 18% dovrà applicare la nuova aliquota del 33% alle future plusvalenze, calcolate rispetto al valore fiscale rivalutato.
Questo inasprimento fiscale potrebbe spingere alcuni investitori verso strumenti finanziari alternativi, come i prodotti derivati o soluzioni meno impattanti dal punto di vista fiscale, tra cui gli Etf.