Le prospettive economica degli Stati Uniti per il 2025 sono costellate di incertezza, eppure i dati pubblicati fino a ora dimostrano un’economia statunitense che mantiene lo slancio. Accertare quale livello di moderazione politica raggiunga il delicato equilibrio tra il controllo dell’inflazione e l’allentamento dello stress sui settori sensibili ai tassi di interesse dominerà sicuramente la discussione sulla politica monetaria nel 2025.
Negli Stati Uniti nel corso degli ultimi trimestri le previsioni di recessione si sono sgretolate, grazie alla spesa dei consumatori che ha costantemente sorpreso al rialzo e spinto la crescita del PIL reale a ritmi superiori al trend. La forza della domanda ha ostacolato i progressi sulla disinflazione, esemplificati dal deflatore PCE che è salito di un decimo al 2,4% anno su anno a novembre. Mentre l’inflazione complessiva rimane al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed, il FOMC ha iniziato a ridurre i tassi per dare una mano al mercato del lavoro in decelerazione.
La terza stima del PIL reale ha mostrato un’espansione della produzione ad un tasso annualizzato del 3,1% nel terzo trimestre, in aumento rispetto al 2,8% inizialmente riportato. La revisione al rialzo è derivata da una crescita più forte della spesa dei consumatori e delle esportazioni. Le vendite finali reali agli acquirenti privati nazionali (vale a dire, la somma dei consumi personali reali e degli investimenti aziendali, un solido indicatore della domanda sottostante) sono aumentate fino al 3,1% anno su anno, superando la sua crescita annuale media del 2,9% dell’espansione economica 2010-2019. In altre parole, la domanda finale resta solida.
Le stime per il quarto trimestre mostrano una resilienza continua. Le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,7% a novembre, superando le aspettative per il sesto mese consecutivo. Le vendite natalizie (vendite al dettaglio a novembre e dicembre escludendo concessionari di auto, distributori di benzina e ristoranti) sono cresciute del 3,5% da inizio anno, in linea con il consensus medio del 3,3%. Dati separati mostrano che la spesa personale totale, che include beni e servizi al dettaglio, è stata superiore del 5,5% su base annua a novembre, rispetto al 4,5% all’inizio di quest’anno.
La crescita dei consumi reali ha iniziato a superare il reddito negli ultimi mesi e il reddito continua a sostenere la spesa. La crescita di quest’ultimo si è tuttavia raffreddata poiché l’espansione dei salari è diminuita con la decelerazione della domanda di assunzioni. La crescita occupazionale si è moderata notevolmente da gennaio, il che ha allentato la pressione sui datori di lavoro per aumentare i compensi per attrarre e trattenere i lavoratori.
Il raffreddamento della crescita del costo del lavoro ha placato l’impulso inflazionistico del mercato del lavoro, ma i consumi sostenuti hanno contribuito a mantenere l’inflazione stabile. Il deflatore PCE core ha seguito un andamento laterale in un intervallo annuale ristretto del 2,6-3,0% per tutto il 2024. Il progresso bloccato ha sostenuto il segnale aggressivo del FOMC (due tagli nel 2025 invece di quattro).
Mentre il FOMC ha abbassato l’intervallo obiettivo del tasso sui fondi federali di 25 punti base al 4,25-4,50%, il presidente Powell ha segnalato che il questo potrebbe fermarsi nella prossima riunione o due. Accertare quale livello di moderazione di politica monetaria raggiunga il delicato equilibrio tra il controllo dell’inflazione e l’alleggerimento dello stress sui settori sensibili ai tassi di interesse dominerà sicuramente la discussione sulla politica monetaria nel 2025.
In ambito microeconomico, le aziende stanno adottando strategie diverse per navigare l’attuale incertezza economica. .
Resilienza e adattabilità crediamo saranno le parole chiave per le aziende nel 2025.
Riteniamo quindi che i gestori dovranno quindi considerare una serie di fattori nel formulare le strategie di investimento. Questo include non solo l’analisi fondamentale delle aziende e dei settori, ma anche un’interpretazione acuta delle politiche macroeconomiche e delle loro implicazioni a lungo termine sui mercati.
Siamo convinti che sia essenziale mantenere un approccio bilanciato e informato, integrando la comprensione macroeconomica con una valutazione microeconomica dettagliata. La diversificazione geografica e settoriale rimane una componente cruciale di qualsiasi strategia d’investimento resiliente.
In conclusione, mentre i mercati finanziari continuano ad evolversi, gli investitori devono rimanere vigili e proattivi. La chiave della performance risiede nella capacità di interpretare accuratamente i segnali macro e microeconomici e di adattare le strategie di investimento di conseguenza. In un mondo finanziario che cambia rapidamente, la flessibilità e la profondità di analisi saranno determinanti per capitalizzare le opportunità e mitigare i rischi.
A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim