Il rally azionario Trump 2.0 è sostenibile o è solo un eccesso post-elettorale? A chiederselo e a provare a capire come orientarsi al meglio in ottica di investimento è di seguito Valerie Xiang, associate portfolio manager di Man Numeric.
Dopo la vittoria repubblicana, l’S&P 500 ha toccato nuovi massimi: gli investitori scommettono su un’agenda politica favorevole alle imprese e su un’importante azione a livello di deregolamentazione. La nostra analisi della performance dei fattori beta e momentum ha evidenziato notevoli cambiamenti e un sorprendente riprezzamento degli asset all’interno dei vari settori.
Fattori come il beta – che misura la sensibilità di un titolo all’andamento del mercato nel suo complesso – e il momentum hanno sovraperformato dal 6 novembre in poi. Storicamente deboli dopo le elezioni, la forza di questi fattori evidenzia un contesto di mercato favorevole al rischio e alla volatilità.
Al contrario, qualità, dimensioni e value hanno registrato rendimenti da modesti a negativi, evidenziando la natura aleatoria di un rally di mercato in cui gli investitori privilegiano la crescita e il momentum rispetto ai tradizionali fondamentali aziendali. Storicamente, fattori come il rendimento degli utili, la qualità degli investimenti e le dimensioni sono stati quelli più performanti dopo le elezioni, rendendo quest’anno un’anomalia.
I settori protagonisti
I titoli finanziari, in particolare le banche, hanno registrato un’impennata sulle aspettative di un ammorbidimento della normativa, come il ridimensionamento del Dodd-Frank Act, che ridurrebbe i costi di compliance e aumenterebbe la redditività delle banche.
Anche il settore del petrolio e del gas ha messo a segno una notevole sovraperformance, in linea con quanto avvenuto con le precedenti vittorie presidenziali repubblicane. Si prevede che le politiche di Trump favoriscano le industrie dei combustibili fossili, ridimensionando le normative ambientali e aumentando la produzione nazionale di energia. Un approccio più indulgente alle emissioni aumenterà la redditività di questi settori.
Per contro, i titoli auriferi e dei metalli preziosi hanno dovuto affrontare sfide significative. Con il prevalere del sentiment risk-on e il venir meno dell’incertezza dopo le elezioni, gli investitori si sono allontanati da beni rifugio come l’oro. Il potenziale impatto dei dazi di Trump sul commercio internazionale ha contribuito al calo di altri metalli preziosi, esacerbando il sell-off in questi settori delle materie prime.
I tradizionali pilastri del mercato azionario, come i produttori di semiconduttori, i farmaceutici e le società biotecnologiche, hanno perso terreno dopo le elezioni. La posizione di Trump sul reshoring della produzione manifatturiera e le potenziali tensioni commerciali con i principali Paesi produttori di semiconduttori potrebbero interrompere le catene di approvvigionamento, mentre le riforme sanitarie proposte e i cambiamenti di leadership alla Food and Drug Administration potrebbero creare un contesto normativo imprevedibile per le aziende farmaceutiche e biotecnologiche.
Orientarsi nel nuovo panorama
Gran parte dell’attuale rally di mercato è speculativo e guidato dalla retorica. Quando la nuova amministrazione entrerà in carica a gennaio e le sue politiche inizieranno a prendere forma in un contesto di sempre maggiori turbolenze geopolitiche, i mercati avranno il loro bel da fare per orientarsi nella realtà della presidenza Trump.