Secondo Paul McNamara, investment director del debito dei mercati emergenti presso GAM Investments, l’andamento economico globale continua a essere influenzato da dinamiche complesse, in particolare dal rallentamento dell’economia cinese, dalle politiche statunitensi e dal debole contributo europeo alla crescita economica mondiale.
L’impatto del rallentamento cinese sui mercati emergenti
McNamara evidenzia come l’economia cinese abbia tradizionalmente rappresentato un motore fondamentale per le esportazioni di materie prime, sostenendo la crescita di numerosi mercati emergenti. Tuttavia, lo stallo economico registrato nel 2024 non è stato sufficiente a innescare una reazione politica decisa come avvenuto in passato. Tale contesto ha indebolito il supporto a molte economie emergenti.
La politica statunitense e i suoi effetti sul commercio globale
L’amministrazione Trump, tornata alla guida degli Stati Uniti, ha assunto un approccio più aggressivo nei confronti della globalizzazione, minacciando i progressi economici costruiti dai mercati emergenti negli ultimi decenni. McNamara sottolinea come Trump si senta legittimato a esplorare politiche economiche non convenzionali, raramente adottate dalle principali economie mondiali dal secondo dopoguerra. Questo ha generato incertezza tra gli investitori, rallentando i flussi di capitale verso i mercati emergenti nell’ultimo trimestre del 2024.
Le difficoltà economiche in Europa
Anche il panorama europeo non offre segnali positivi. L’economia del Vecchio Continente viene descritta come “moribonda” e non in grado di fornire un contributo significativo alla crescita globale senza rafforzare il dollaro. Tale contesto penalizza ulteriormente le valute dei mercati emergenti.
Valutazioni e opportunità d’investimento
Nonostante i fattori ciclici contrastanti, McNamara vede opportunità interessanti nel debito dei mercati emergenti in valuta locale. Le valutazioni appaiono favorevoli, con valute convenienti sia in termini storici che rispetto alla bilancia dei pagamenti. Inoltre, l’inflazione nei mercati emergenti è diminuita più rapidamente rispetto ai Paesi sviluppati, grazie agli interventi tempestivi delle banche centrali locali. Questo ha portato a rendimenti elevati sia in termini nominali che reali.
I rischi legati alla politica statunitense
Il principale rischio individuato riguarda l’approccio aggressivo della nuova amministrazione Trump. Nonostante i mercati emergenti abbiano già scontato le misure protezionistiche, permangono incertezze legate a possibili interventi sulla Fed o a ulteriori espansioni fiscali. Una gestione inadeguata di queste politiche potrebbe generare tensioni nel mercato obbligazionario statunitense e influire negativamente sul premio a termine globale.
Strategia prudente per il futuro
In questo contesto, McNamara consiglia un approccio d’investimento cauto, riservandosi la possibilità di intervenire qualora le valutazioni si rivelassero più attraenti. La capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato rimane fondamentale per navigare in un ambiente economico complesso e in continua evoluzione.