Dollaro ancora “safe heaven”

Mentre negli States, nonostante la crisi senza precedenti, si assiste a tutta una serie di misure forti in un momento che potremmo definire tranquillamente decisionista, in Europa ogni paese, nonostante le rassicurazioni e la volontà di lavorare insieme, va avanti per conto suo e si lavora di concerto solo quando lo si fa insieme alle altre banche centrali esterne all’Unione. In ogni caso nel vecchio continente gli Istituti di Credito hanno bisogno di liquidità, ben inferiore, sia ben chiaro, a quanto serviva negli Stati Uniti solo un paio di settimane fa per salvare il sistema, ma pur sempre iniezioni importanti di liquidità per rafforzare i propri capitali. Le banche europee quindi sembrerebbero aver bisogno di complessivi 73 miliardi di euro per rafforzarsi con Deutsche Bank che avrebbe bisogno di  8,9 miliardi di euro e Unicredit di 7,4 miliardi.
Però per ora il mercato ha ritrovato un poco di serenità mentre gli investitori ritrovano lentamente la fiducia. La settimana vedrà dei tagli ai tassi di interesse e tra questi segnaliamo Nuova Zelanda e Canada, mentre esiste qualche chance anche per l’Australia. Anche il nostro mercato, ossia quello valutario, sta ritrovando lentamente quella liquidità necessaria ad un corretto funzionamento della macchina e lo si vede anche dagli swap delle posizioni in essere, ovvero  il riporto delle posizioni aperte che dipendono proprio dalla liquidità di breve periodo. Da un punto di vista tecnico assistiamo ancora ad un rafforzamento del dollaro, questa volta però non accompagnato ad un rafforzamento dello Yen che pare invece in via di indebolimento sulle aspettative di ulteriore indebolimento dell’attività economica e sulla possibilità tecnica di entrata in recessione. I carry trades sembrano lentamente riprendere quota o comunque sono in fase di decisa stabilizzazione e ciò non può che aiutare i mercati e gli investitori. Il dollaro quindi rimane valuta safe heaven anche se si avvicinano livelli di vendita assai interessanti. L’area di 1.3260 e quindi 1.3000 rappresenta uno spartiacque decisamente robusto, almeno sulla carta, e questi livelli a nostro parere dovrebbero essere tenuti.

Il grafico a 4 ore evidenzia il trend ribassista che però potrebbe trovare una pausa a livello del doppio minimo in area 1.3260 dove si potrebbero creare divergenze rialziste anche significative. C’è bisogno, prima dell’inizio della correzione, di una ultima accelerazione di breve al ribasso, che potrebbe creare le condizioni per quello che andiamo dicendo, ovvero un movimento di rialzo costruttivo e costante.
Il trend di medio è vero che è cambiato, ma necessita correzioni che non si sono ancora viste.


EurChf 4 ore

Sembrerebbe essere in fase di ripresa anche l’EurChf che nell’ultimo periodo ha vissuto una fase di estrema difficoltà, con la possibilità di risalire anche in area 1.5475 prima di un nuovo tentativo ribassista.
Per ora, nel brevissimo, sembra faccia fatica a muoversi sopra 1.5350, resistenza di breve, ma è possibile che anche al ribasso il cross possa trovare dei supporti interessanti tra 1.5280 e 1.5150.

Per quel che riguarda il trading di giornata pensiamo che l’Eurusd possa scendere sul doppio minimo di 1.3260 ve anche qualche punto al di sotto di tale livello, da cui ci aspettiamo però un rimbalzo tecnico almeno fino a 1.3490. UsdChf in salita verso 1.1600 mentre il UsdJpy dovrebbe scender lentamente verso 101.00. Cable in ritirata anche al di sotto di 1.7000 mentre l’EurChf dovrebbe rimanere nel range 1.5280 1.5360. EurYen in calo verso 134.50 mentre l’EurGbp potrebbe salire sopra 0.7800 sulla pressione derivante dalle vendite del cable. AudUsd vicino ad una nuova ondata ribassista mentre il UsdCad rimarrà tra 1.1700 e 1.2000. Ancora rischi per EurAud e EurNzd, che se passeranno indenni questa settimana di possibile riduzione del costo del denaro, potranno forse riprendere quota.

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