Commodity e investimenti, rame: l’outlook di Macquarie

Il settore dei data center continua a essere al centro dell’attenzione globale, con investimenti sempre più ingenti destinati alla costruzione di infrastrutture capaci di supportare l’espansione dell’intelligenza artificiale. Secondo un’analisi recente degli esperti di Macquarie, la crescente domanda di rame legata a questi sviluppi potrebbe essere significativa, ma inferiore alle stime più ottimistiche circolate nei mesi scorsi.

Investimenti miliardari e nuove previsioni

L’inizio del 2025 ha visto un’escalation negli investimenti nei data center. Microsoft ha annunciato un piano da 80 miliardi di dollari per la costruzione di nuove strutture dedicate all’AI, mentre il progetto Stargate, promosso dall’ex presidente Donald Trump, ha previsto un investimento di 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni per sviluppare infrastrutture AI negli Stati Uniti. Anche Meta ha dichiarato che investirà tra i 60 e i 65 miliardi di dollari nel 2025, in parte destinati alla costruzione di un data center da 2GW.

Di fronte a questi sviluppi, Macquarie ha aggiornato le proprie previsioni sulla domanda di rame per il settore, prendendo in considerazione sia l’infrastruttura energetica necessaria per alimentare i data center sia il rame utilizzato all’interno delle strutture stesse.

L’infrastruttura energetica e l’uso del rame

Uno degli aspetti più rilevanti analizzati da Macquarie riguarda il fabbisogno energetico dei data center. Secondo le stime, la capacità energetica necessaria passerà da 77 GW nel 2023 a 334 GW nel 2030, un valore superiore del 30% rispetto alle previsioni precedenti. L’analisi assume che l’energia provenga interamente da fonti rinnovabili, in particolare il solare, con un conseguente aumento della domanda di rame pari a circa 155.000 tonnellate entro il 2030.

Tuttavia, l’impiego di rame all’interno dei data center è più difficile da quantificare. Macquarie sottolinea che la quantità di rame utilizzata per il trasferimento dati è in calo, poiché le velocità di trasmissione più elevate stanno spingendo l’industria verso l’uso della fibra ottica. Il rame continua a essere utilizzato per i collegamenti intra-rack e inter-rack, ma in misura variabile a seconda delle esigenze di larghezza di banda. Gli esperti stimano un incremento della domanda di rame compreso tra 175.000 e 265.000 tonnellate annue entro il 2030.

Un mercato in crescita, ma con stime ridimensionate

Nel complesso, Macquarie prevede che la domanda totale di rame per i data center aumenterà di 330.000-420.000 tonnellate entro il 2030, con una stima media di 375.000 tonnellate. Questo dato, pur rilevante, rimane ben al di sotto delle previsioni più allarmistiche di alcuni analisti che parlavano di una richiesta fino a 2 milioni di tonnellate annue.

Un fattore che potrebbe alterare ulteriormente queste stime è l’evoluzione delle tecnologie impiegate nei data center. Ad esempio, la società DeepSeek ha recentemente messo in discussione alcuni dei modelli attuali relativi al consumo di elettricità e alla necessità di rame, suggerendo che il futuro del settore potrebbe riservare sorprese.

In sintesi

L’analisi di Macquarie conferma che la crescita del settore dei data center avrà un impatto significativo sulla domanda di rame, ma in misura inferiore rispetto alle previsioni più ottimistiche. Il settore minerario e gli investitori dovranno monitorare con attenzione gli sviluppi tecnologici e infrastrutturali, poiché fattori come l’innovazione nelle reti di trasmissione e le politiche energetiche potrebbero influenzare notevolmente l’andamento del mercato nei prossimi anni.

 

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