Il 2024 si chiude con un quadro complesso per i mercati obbligazionari globali, caratterizzato da un riprezzamento dei tassi e da una persistente incertezza economica. Secondo Francesco Lomartire, Head of Intermediary Client Coverage Southern Europe di SPDR ETF, “anche se i tagli dei tassi hanno subito un’accelerazione in molte economie, i rendimenti non hanno registrato l’attesa riduzione poiché l’inflazione si sta rivelando più persistente del previsto, mentre la crescita negli Stati Uniti continua a sorprendere al rialzo”. Questo scenario ha avuto un impatto significativo sui prezzi dei Treasury, con i rendimenti dei titoli a 10 anni che rimangono superiori di 100 punti base rispetto all’inizio del ciclo di tagli della Fed.
Tendenze nei flussi obbligazionari
La debolezza nei flussi degli investitori a lungo termine verso le obbligazioni governative è stata evidente nel quarto trimestre del 2024. In particolare, mentre i Treasury hanno subito vendite nette, si iniziano a intravedere segnali di ripresa con alcuni investitori che “comprano sui ribassi”. Lomartire sottolinea che “analizzando l’attività sui Treasury in base alla scadenza, si osserva un forte interesse per le scadenze brevi, mentre quelle lunghe si sono spostate verso una posizione neutrale”. Tuttavia, il quadro è diverso per i mercati obbligazionari europei, che hanno registrato flussi negativi dopo i tagli dei tassi operati dalla BCE.
Alcuni segmenti, come le obbligazioni societarie e i mortgage-backed securities, stanno attirando una rinnovata attenzione grazie a rendimenti più elevati e a un’esposizione a duration contenuta.
Le difficoltà dei Treasury
La fine del 2024 è stata particolarmente difficile per gli investitori in Treasury. La crescita economica e un’inflazione superiore alle attese hanno complicato i piani della Fed di normalizzazione dei tassi d’interesse. Inoltre, secondo Lomartire, “i potenziali effetti inflazionistici delle politiche tariffarie e di immigrazione dell’amministrazione entrante non hanno fatto altro che alimentare le già accese preoccupazioni degli investitori obbligazionari”. La Fed ha rivisto le sue proiezioni per il 2025, riducendo le aspettative di tagli trimestrali a tagli semestrali, segnalando così un atteggiamento più prudente rispetto alle condizioni economiche in evoluzione.
Flussi divergenti tra mercati sviluppati ed emergenti
L’aumento dei rendimenti non si è limitato ai Treasury: l’indice aggregato globale ha registrato una flessione superiore al 2% a dicembre, con le curve dei rendimenti che mostrano un movimento di steepening in diversi mercati obbligazionari sovrani. Lomartire evidenzia che “la riluttanza ad aumentare l’esposizione al mercato obbligazionario è evidente nei nostri dati di asset allocation, che mostrano un’esposizione obbligazionaria al livello più basso dalla crisi finanziaria globale”.
Mentre i flussi verso le obbligazioni sovrane dei mercati sviluppati mostrano segnali di stabilizzazione, i mercati emergenti stanno affrontando un contesto più difficile, con vendite nette significative e una maggiore incertezza legata alle politiche commerciali internazionali.
Obbligazioni high yield: un’asset class resiliente
Le obbligazioni high yield si sono distinte come una delle asset class più resilienti, con performance superiori rispetto al resto del mercato obbligazionario. “Non sorprende quindi che l’anno scorso l’high yield sia stata l’asset class obbligazionaria più performante”, afferma Lomartire, sottolineando come la minore duration media di questi titoli abbia permesso di evitare gran parte della volatilità legata ai tassi di interesse. Nonostante la compressione degli spread, le emissioni sono aumentate del 60% rispetto ai livelli del 2023, segno di un forte appetito degli investitori.
I flussi verso il segmento high yield hanno continuato a crescere nell’ultimo mese, raggiungendo il 65° percentile, il livello più alto dalla scorsa primavera. Anche se le aspettative sui tassi della Fed si sono fatte più restrittive, il miglioramento delle prospettive economiche ha sostenuto l’interesse per questa asset class.
Inflazione e politiche monetarie: il 2025 inizia con nuove sfide
Le speranze di una normalizzazione dell’inflazione sono state messe in discussione dagli ultimi dati PriceStats®, che indicano una ripresa dei prezzi alla fine del 2024. “E sebbene dicembre offra spesso un periodo di respiro per l’inflazione, il nostro indicatore PriceStats sui livelli dei prezzi dei beni online mostra livelli più alti della media alla fine dell’anno”, osserva Lomartire. Negli Stati Uniti, l’inflazione dei beni online ha superato il 2% per la prima volta da agosto, mentre nell’Eurozona e nel Regno Unito i dati mensili suggeriscono un’inflazione annua superiore rispettivamente al 2% e al 3%.
Queste tendenze potrebbero costringere le banche centrali a rivedere i loro piani di taglio dei tassi per il 2025, rendendo lo scenario di mercato ancora più incerto.
In sintesi
Il panorama obbligazionario si trova a un punto di svolta, con rendimenti in crescita, flussi deboli nei mercati emergenti e una rinnovata propensione al rischio nel segmento high yield. Mentre gli investitori cercano di navigare in un contesto caratterizzato da inflazione persistente e politiche monetarie meno prevedibili, la capacità di adattarsi rapidamente alle nuove dinamiche sarà fondamentale per il successo delle strategie di investimento nel 2025.