L’oro continua la propria corsa al rialzo, spinto dai rischi economici e politici che il ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti può comportare (guerre commerciali, inflazione negli Usa, instabilità politica, ecc…).
In questo scenario, afferma Charlotte Peuron, fund manager di Crédit Mutuel AM, “Per i produttori di metalli preziosi il contesto rimane favorevole, con l’indice Nyse Arca Gold Miners in deciso rialzo in scia ai notevoli risultati di produzione resi noti dalle aziende a gennaio, uniti al continuo aumento dei prezzi del metallo giallo, fanno supporre buoni risultati finanziari per il 2024, il che aumenta la fiducia degli investitori per il 2025″.
L’inizio di febbraio ha seguito la stessa tendenza, con l’oro su un nuovo massimo storico, oltre i 2.900 dollari l’oncia. Tutti gli indicatori rimangono positivi e, in aggiunta agli acquisti da parte della banca centrale, la Cina ha lanciato un programma pilota che consente ad alcune compagnie assicurative di investire in oro nell’ambito delle loro strategie di asset allocation a medio e lungo termine.
“Ciò non farà che aumentare ulteriormente la domanda di oro – avverte Peuron – All’inizio dell’anno il settore aurifero sta sovraperformando in modo significativo l’oro stesso, poiché gli investitori sono convinti che l’aumento dei prezzi dell’oro si manterrà e ricercano quindi l’effetto leva attraverso l’investimento nelle società minerarie. I risultati operativi delle aziende, che si preannunciano solidi e che sono stati presentati a partire dal 12 febbraio con Barrick Gold, dovrebbero sostenere questa tendenza positiva del settore. Inoltre, le aziende forniranno indicazioni per il 2025 ed è probabile che, con i prezzi dei metalli su livelli così elevati, gli analisti dovranno rivedere le loro stime. Questo sosterrà ulteriormente il settore”.