Il paragone tra la parabola dei lavoratori della vigna nel Vangelo secondo Matteo e l’andamento dei mercati azionari europei e americani è quanto mai pertinente, secondo Angelo Meda, responsabile azionario di Banor. Il messaggio che emerge dalla parabola, in cui “gli ultimi saranno i primi” e viceversa, sembra riflettere le dinamiche attuali tra i mercati finanziari.
Meda osserva, infatti, che “i mercati peggiori nel corso del 2024 si stanno dimostrando i migliori in questi primi due mesi del 2025“, mentre quelli che nel 2024 avevano brillato, come l’indice S&P500 degli Stati Uniti, stanno vivendo una fase di rallentamento.
Dal 1° gennaio 2025, infatti, l’indice europeo Euro Stoxx 50 ha registrato un incremento dell’11,8%, mentre l’S&P500 si è fermato al 2,2%. L’indice di Hong Kong ha addirittura guadagnato il 17%, a testimonianza di un quadro complessivamente favorevole per i mercati non statunitensi. Un anno fa, tuttavia, la situazione era l’esatto opposto, con gli Stati Uniti che avevano nettamente superato l’Europa di circa 15 punti percentuali. Questo recupero delle piazze europee ha suscitato interrogativi: si tratta di un “ritorno verso la media” o esistono motivazioni più profonde che giustifichino questo forte recupero?
I motori del recupero europeo: gli utili aziendali
Meda attribuisce la maggiore performance europea, in particolare, all’andamento degli utili. La stagione degli utili, infatti, ha visto risultati più robusti per le aziende europee rispetto a quelle americane, soprattutto per quanto riguarda le previsioni per il 2025. Le aspettative delle società europee sono più ottimistiche, anche grazie alla debolezza del dollaro che favorisce le esportazioni e a un contesto economico meno incerto rispetto agli Stati Uniti. Questo ha portato a una revisione al rialzo delle stime degli utili in Europa, contrariamente agli USA, dove si è registrata una lieve correzione al ribasso.
“La divergenza nelle stime degli utili tra le due aree geografiche è un dato che non può essere ignorato”, aggiunge Meda. “In appena 45 giorni dall’inizio dell’anno, si è registrato un divario di quasi 5 punti percentuali, una differenza che ha senza dubbio influito sul trend positivo degli indici europei”.
Le sfide politiche per un recupero strutturale
Tuttavia, questo miglioramento potrebbe non essere sostenibile senza un cambiamento strutturale nell’economia europea, e su questo punto le incertezze politiche non mancano. Un intervento di Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, ha recentemente messo in luce la necessità di riforme tempestive per garantire un futuro competitivo per l’Unione Europea. Durante il suo intervento al Parlamento Europeo il 19 febbraio, Draghi ha dichiarato: “Non si può dire di no a tutto! Altrimenti, per essere coerenti, si deve anche ammettere di non essere in grado di rispettare i valori fondamentali per i quali è stata creata l’Unione Europea”.
Draghi, che aveva presentato un rapporto sul futuro della competitività europea, ha sottolineato che l’Europa deve investire in settori strategici, come le tecnologie ecosostenibili e l’intelligenza artificiale, per non essere schiacciata dalla crescente influenza di Cina e Stati Uniti. Tuttavia, come osserva Meda, le raccomandazioni di Draghi non hanno portato a cambiamenti concreti, in quanto gli stati membri dell’Unione Europea sembrano essere sempre più riluttanti a collaborare e ad armonizzare le loro politiche.
Le elezioni in Germania potrebbero rappresentare una svolta. Le dichiarazioni del futuro cancelliere, Friedrich Merz, sull’indipendenza dell’Europa rispetto agli Stati Uniti suggeriscono una possibile maggiore integrazione tra i Paesi dell’UE, ma per ora le parole non sono ancora state seguite dai fatti.
Il futuro dell’Europa: aspettative per il 2025
In attesa che i governi europei intraprendano azioni concrete, i mercati potrebbero continuare a beneficiarsi della spinta positiva che sta caratterizzando l’inizio del 2025. Tuttavia, come ammonisce Meda, “i nodi vengono sempre al pettine” e i mercati, prima o poi, vorranno vedere passi concreti prima dell’estate. Se l’Europa non riuscirà a risolvere le sue criticità politiche e a investire nelle aree strategiche, il recupero potrebbe rivelarsi solo un fuoco di paglia.
In conclusione, l’anno in corso offre all’Europa un’opportunità, ma anche una sfida. Il recupero dei mercati azionari è una buona notizia, ma la vera prova del fuoco arriverà quando, prima o poi, l’economia europea dovrà fare i conti con le sue debolezze strutturali e politiche. Se l’Unione Europea saprà agire in modo coordinato, il futuro potrebbe riservare nuove e importanti conquiste, ma senza cambiamenti concreti, il rischio di restare indietro rispetto alle potenze globali è sempre presente.