Tensione e volatilità alle stelle!

Chi di noi non ricorda quelle conferenze stampa di Trichet tra Marzo e Agosto in cui minacciava di alzare i tassi e affermava, tramite i portavoce o altri banchieri centrali, che la crescita europea era solida, o chi si ricorda il capo dell’Eurogruppo Juncker affermare che l’euro non era sopravvalutato a 1.5500, per poi invece dire che lo era a 1.3800? Chi non ricorda gli statement del G7 affermare con forza e vigore che l’eccessiva volatilità del mercato dei cambi non sarebbe stata gradita per poi affermare come ha fatto King della Bank of England non più tardi di due giorni orsono (peraltro dopo una caduta della sterlina tra il 25 e 30 per cento) che la sterlina cadrà ancora molto, creando così un panic selling sulla valuta britannica senza precedenti? Questi fatti sono inoppugnabili, sono fatti e non parole, e purtroppo la responsabilità è evidente. Altrettanto vero è che le banche centrali, durante tutta questa crisi, hanno fatto il massimo e a loro non si può certo imputare di non aver fatto tutto ciò che era in loro possesso per aiutare i mercati, ma non si devono dimenticare gli eccessi a cui avevamo fatto riferimento in passato, sul cambio dell’Euro e sugli estremi raggiunti dai carry trades negli anni del boom.
Ma, si diceva, era logico aspettarsi la salita dei carry che alimentavano guadagni derivanti dai tassi e anche dalle oscillazioni del cambio, in barba anche ai più elementari principi di macroeconomia per cui le esportazioni del paese a valuta forte ne risentirebbero in misura tale da causare un indebolimento logico della valuta stessa. Ma così non è stato, anzi salivano i carry e tutti vendevano Yen, fino però ad un momento in cui la crisi dei mutui subprime ha provocato il collasso e ha travolto tutto e tutti. Avevamo atteso ben sette anni e mezzo per vedere la sterlina salire contro Yen da 150 a 250 per poi scendere in meno di 16 mesi a 157.10 minimo di questa notte. E forse non è ancora finita. Avevamo atteso lo stesso tempo per vedere salire il cable da 1.3680 a 2.1170 per poi vederlo crollare in meno di dodici mesi dal novembre del 2007. Ebbene, se è vero che le banche centrali non intervengono quasi mai sul mercato valutario, è altrettanto vero che con le loro dichiarazioni o il loro atteggiamento, possono indirizzare i comportamenti degli investitori ed è per questo che a nostro parere avrebbero dovuto cercare di non alimentare gli eccessi. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Passando al mercato, stanotte, dopo la chiusura in pesante rosso per la borsa Usa, le borse asiatiche sono crollate ancora, mentre dalla Nuova Zelanda giunge la notizia del taglio di ben 100 basis points (tassi al 6.5%) da parte delle Reserve Bank of New Zealand, ovvero la banca centrale.
L’avversione al rischio resta altissima e la fuga dai mercati emergenti e dalle valute ad alto tasso rimane la priorità. Il dollaro, il franco svizzero e lo Yen rimangono le divise più ricercate, e nel breve termine ogni movimento ci pare possibile. Siamo su livelli francamente irrealistici e illogici ma in questo momento la logica appare una chimera. I livelli che vediamo sui carry trades ci paiono nel medio termine estremamente interessanti, e gli eccessi ribassisti di oggi vedranno delle correzioni estremamente violente non appena una parvenza di tranquillità si affaccerà nuovamente sui mercati.
Cercare di ipotizzare livelli obiettivo o livelli di correzione con la volatilità che stiamo vivendo, pare un esercizio di pura casualità e a nostro avviso rischia di non avere fondamenta logiche, e l’unica possibilità che vediamo è quella di andare a cercare i livelli storici raggiunti molti anni fa per capire se sarà possibile una ulteriore discesa di GbpJpy verso 150, oppure EurChf a 1.4390 (fatto il giorno delle torri gemelle) oppure ancora se il cable scenderà sui livelli del 2001 sotto 1.4000. Forse qualche Banchiere Centrale dovrebbe guardarsi qualche grafico!
Già ieri ascoltando le trasmissioni televisive, sentivamo analisti parlare di Eurusd a 1.0000 nel giro di qualche mese. Ci chiediamo dove siano finiti la logica e il buon senso e come le aziende, sottoposte ai rischi di cambio, potranno mai uscire da una situazione del genere, dovendo affrontare nel giro di poche settimane oscillazioni del cambio del 20-30 per cento.
Ma questo è quanto sta succedendo, per cui l’unico suggerimento che ci sentiamo di dare è quello di avere pazienza e mantenere la calma, le cose, come sempre è successo, si aggiusteranno.

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