Le dinamiche geopolitiche hanno acquisito un’importanza centrale per la sicurezza delle catene di approvvigionamento a partire dal 2016. L’analisi di Olivier Esno, analista di ricerca azionaria nel settore delle infrastrutture per Lombard Odier, evidenzia come eventi significativi come l’amministrazione Trump, la Brexit, la pandemia di Covid-19 e il conflitto in Ucraina abbiano accelerato la necessità di riorganizzare le infrastrutture critiche in hub globali per rendere le catene di approvvigionamento più robuste. Come sottolineato da Esno, “Il crescente protezionismo richiede un approccio che preveda ridondanze sovrapposte, piuttosto che ottimizzare esclusivamente i costi”, un cambiamento che sta guidando investimenti significativi in tutti i principali centri di consumo: Stati Uniti, zona euro e Cina.
Usa: un terreno fertile per gli investimenti
Nel contesto statunitense, l’amministrazione Biden ha promosso politiche attraverso leggi cruciali come l’Inflation Reduction Act (IRA), il CHIPS Act e l’Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA), che mirano a stimolare investimenti e rilanciare la capacità produttiva interna. “Il programma di scambio reciproco del nuovo governo USA è progettato per riequilibrare i deficit commerciali con i principali partner commerciali e stimolare gli investimenti”, osserva Esno. Il focus è non solo su investimenti infrastrutturali ma anche sul rafforzamento della leadership globale degli Stati Uniti in settori cruciali come l’intelligenza artificiale (AI) e l’energia.
Un esempio di questo impegno è il programma “Stargate”, una collaborazione tra OpenAI, Oracle Corp. e SoftBank Group, con un investimento di 500 miliardi di dollari per la costruzione di data center e la creazione di 100.000 nuovi posti di lavoro. Nonostante la competizione proveniente da modelli AI cinesi come quello di DeepSeek, il programma statunitense punta a consolidare la posizione dominante degli Stati Uniti nel settore tecnologico. Inoltre, l’intenzione di Trump di mantenere la posizione di leader globale nel settore energetico è chiara, con l’eliminazione di restrizioni sui permessi per il gas e il rafforzamento della posizione degli Stati Uniti come maggiore produttore di combustibili fossili.
L’Europa e la ricerca di autonomia
L’Europa, nel frattempo, sta cercando di accelerare la propria integrazione e di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, come evidenziato dal report della Commissione Europea del settembre 2024, supervisionato dall’ex presidente della BCE, Mario Draghi. Secondo Esno, “L’Europa sta sempre più mirando a un’autonomia che stimoli gli investimenti”, concentrandosi su iniziative per consolidare il settore delle telecomunicazioni e migliorare la propria competitività a livello globale. Il piano “Digital Decade 2030” dell’UE prevede investimenti per 170 miliardi di euro per rafforzare la digitalizzazione e la decarbonizzazione, mentre la creazione di una rete trans-europea di trasporti è essenziale per modernizzare le infrastrutture. Il report di Draghi suggerisce che l’Europa necessiti di investimenti significativi nel settore dell’energia, pari a circa 400 miliardi di euro entro il 2030, per accelerare la decarbonizzazione e costruire una rete di “interconnessioni” energetiche tra i diversi paesi.
Un altro aspetto centrale è la crescente necessità di una difesa europea più solida. Come indicato nel report, l’Europa ha bisogno di investimenti aggiuntivi di circa 500 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per potenziare le proprie capacità di difesa.
La Cina e l’iniziativa “Belt and Road”
Nel frattempo, la Cina continua a perseguire la sua strategia globale attraverso l’iniziativa “Belt and Road”, che sviluppa rotte commerciali terrestri e rafforza i legami con le economie BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). La Cina sta anche espandendo la sua influenza nel campo dell’AI, con il modello DeepSeek, che si è distinto per la sua capacità di creare tecnologia innovativa nonostante le sanzioni internazionali. “La combinazione unica di incentivi fiscali e la minaccia di dazi imposti dagli Stati Uniti rende gli USA una destinazione privilegiata per gli investimenti infrastrutturali”, afferma Esno.
Le nuove tariffe commerciali e le ripercussioni sui mercati
Il 4 marzo 2025 ha segnato un’importante svolta nelle politiche commerciali globali, con l’introduzione di nuove tariffe statunitensi. Come segnalato da Lombard Odier, “Sono entrate in vigore le tariffe del 25% sugli scambi con Canada e Messico, insieme a tariffe aggiuntive del 10% sui prodotti cinesi. Canada e Cina hanno già preparato una serie di contromisure”. Questa escalation potrebbe portare a una guerra commerciale più intensa, con l’Europa, che ha un ampio deficit commerciale con gli Stati Uniti, probabilmente chiamata a rispondere con proprie tariffe e misure protettive.
Secondo Lombard Odier, le tariffe USA sono viste come uno strumento transazionale per esercitare leva sui partner commerciali. “Ci aspettiamo che i colloqui tra gli Stati Uniti e i suoi partner commerciali si concentrino sull’equilibrio di queste differenze tariffarie”, afferma la società, suggerendo che gli investimenti in economie con surplus commerciali, come l’Unione Europea, potrebbero beneficiare di un aumento della spesa pubblica per mitigare gli effetti negativi.
Nel breve termine, queste misure potrebbero alimentare un maggiore avversione al rischio nei mercati finanziari, con i titoli di stato USA e l’oro che hanno registrato guadagni, mentre le azioni hanno reagito negativamente. “Le economie con un forte orientamento domestico faranno probabilmente meglio rispetto alle economie più aperte, e i paesi con un deficit commerciale con gli Stati Uniti potrebbero fungere da rifugi relativamente sicuri”, spiegano gli analisti. Tuttavia, nel lungo termine, si prevede che i mercati finanziari possano adottare una visione più positiva, focalizzandosi sulla ripresa economica globale, compreso l’effetto di prezzi energetici più bassi.
Opportunità per gli investitori
L’analisi di Esno suggerisce che, in questo scenario di crescente protezionismo e tensioni geopolitiche, il settore delle infrastrutture offre ampie opportunità di investimento. In particolare, l’intero ecosistema legato all’intelligenza artificiale, dalla gestione dei dati alla sicurezza delle fonti energetiche, rappresenta uno degli ambiti più promettenti. Le politiche fiscali favorevoli negli Stati Uniti, insieme agli sviluppi tecnologici globali, sono destinati a rendere l’infrastruttura un motore di crescita economica, mentre l’Europa e la Cina stanno rispondendo con strategie ambiziose per rafforzare la loro competitività globale.